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Il Pdl euroscettico

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divide anche l'Unione Malessere nel Partito popolare europeo Schulz: l'ex premier minaccia la stabilità Ue

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Èscattato l'allarme in tutta Europa. Le parole più forti arrivano dal presidente del Parlamento europeo Schulz: «Berlusconi è il contrario della stabilità ed il suo ritorno può essere una minaccia per l'Italia e per l'Europa». Il Sueddeutsche Zeitung titola «der boese Geist», lo spirito malvagio, torna in scena e vuole vincere. Immediata la replica del capogruppo del Pdl Cicchitto a Schulz: l'attacco va rispedito al mittente, Schulz non è un europeista al di sopra delle parti. Ma non è l'unico. Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha tessuto lodi di Mario Monti, che «ha restituito all'Italia il suo peso e il suo onore», e ha ironizzato, almeno nel tono, sul bilancio del suo predecessore: «Silvio Berlusconi, i cui risultati - ha detto lasciandosi sfuggire un sorriso - che tutti conoscono e sono da elogiare, ha reso note le sue intenzioni». La strategia del Cav fa sentire i suoi effetti pure nel Ppe, dove stanno emergendo malumori rispetto alla linea politica di Berlusconi che viene ritenuta dannosa per l'Ue. Al punto che è circolata la voce addirittura di un warning fino all'estrema conseguenza dell'espulsione. Mario Mauro, capodelegazione Pdl al Parlamento europeo e soprattutto leader riconosciuto dell'ala di Comunione e liberazione, da tempo ha invitato il Pdl a un cambio di leadership e sta cercando di far virare il partito sulla rotta delle alleanze europee. Al punto che, dicono i rumors, Berlusconi vorrebbe farlo tornare a casa. Alle tematiche antieuropeiste cavalcate dal Cav, Mauro contrappone la convinzione che «la strada giusta per l'Italia è più Europa». Per Mauro, infatti, il centrodestra dovrebbe assomigliare più ad Angela Merkel che a Berlusconi: un partito più popolare e meno populista. L'europarlamentare ha detto più volte che «il Pdl ha bisogno di meno cortigiani e di un nuovo leader, altrimenti chiude bottega». Diversa invece la posizione di Alfredo Pallone, altro europarlamentare del Pdl che nega, pur nella diversa posizione rispetto a Mauro, malumori nel Ppe. «Bisogna distinguere gli interessi del sistema Paese dalla posizione ideologica» sottolineando che «difficilmente si entra nelle questioni nazionali». Le voci del malessere nel Pdl sono arrivate a Roma. Non è un caso che il segretario del Pdl Alfano ieri abbia precisato che la campagna elettorale del partito «sarà lontana dal populismo e vicino alla piattaforma programmatica del Ppe» laddove Berlusconi in più occasioni ha manifestato l'intenzione di cavalcare il tema antiEuropa. Un concetto rilanciato dal parlamentare azzurro Osvaldo Napoli. «Si illudono quanti pensano di affrontare la campagna elettorale sospingendo il Pdl su posizioni di contrasto rispetto al Ppe e contro l'Europa» avverte Napoli e rimarca che «il popolarismo e l'europeismo sono elementi costitutivi della nostra identità e il Pdl è soggetto cospicuo della grande casa dei Popolari europei». Il parlamentare arriva al punto di ricordare i punti di contatto tra Monti e Berlusconi: gli obiettivi di finanza pubblica perseguiti dal premier sono gli stessi siglati dal presidente Berlusconi nell'agosto 2011, dunque in una linea di continuità e di fedeltà agli impegni europei, tanto per Berlusconi quanto per Monti. Infine ci tiene a precisare che «il Pdl non è una forza populista e antieuropeista». E spiega anche che «il Pdl arriverà al voto nel nome del Ppe e dell'Europa» perché, sottolinea «sono la nostra identità». L'esito della crisi e i temi della campagna elettorale di Berlusconi sono seguiti con attenzione dalle istituzioni europee. Tanto più il prossimo presidente del Consiglio dovrà dialogare con il nuovo numero uno dell'Eurogruppo. Per la successione a Jean-Claude Juncker sono in lizza il tedesco ministro delle Finanze Wolfgang Schauble e il collega francese Pierre Moscovici. Quest'ultimo sarebbe favorito per evitare di dare un potere eccessivo a Berlino. Nei giorni scorsi il ministro delle Finanze austriaco Maria Fekter aveva sostenuto che il successore di Juncker parteciperebbe tanto agli Eurogruppo quanto ai vertici, garantendo una certa continuità.

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