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Ormai la loro sintonia è totale.

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Lasciandoun momento da parte gli effluvi, è chiaro che il leader dell'Idv ha ormai un asse con quello di Sel Nichi Vendola. Così, nonostante a Roma sia un giorno festivo, malgrado si tratti di un venerdì e quindi Montecitorio sia praticamente deserta, i due si presentano per una conferenza congiunta nella sala stampa della Camera. Cosa devono comunicare di così urgente da non poter aspettare lunedì? Lo spiega il governatore pugliese: «A fronte del fatto che si dava per scontato un accordo tra Pd, Udc e Sel, volevo dire che non c'è alcun accordo tra il mio partito e il Pd, né con l'Udc. Ma soprattutto volevo dire che io non mi siederò a discutere con il Pd senza Di Pietro. Non ci sto alla mutilazione di un pezzo del centrosinistra». Messa così sembrerebbe un ultimatum a Pier Luigi Bersani e ai Democratici. Guai a pronunciare quella parola. Non ci sono ultimatum, semplicemente Nichi e Tonino lavorano per ricostruire a livello nazionale quella coalizione territoriale, il centrosinistra appunto, che già governa in alcune importanti città italiane. Per questo rivolgono un «appello» ai Democratici. Per questo avrebbero voluto, al loro fianco, Giuliano Pisapia, Marco Rossi Doria, Leoluca Orlando e Luigi De Magistris. Dovevano esserci, rivela la coppia N&T, ma l'attività di sindaci gli ha impedito la trasferta. I primi due hanno mandato comunque un messaggio ribadendo che per uscire dalla crisi c'è bisogno di un'alleanza capace di «costruire un credibile programma di governo». Un'alleanza di centrosinistra come quella che ha vinto a Milano e Genova. Gli altri parleranno oggi ad un incontro organizzato dall'Idv a Bari con i primi cittadini del Meridione. E c'è da giurare che, vista la «sintonia del sudore», ribadiranno il concetto. Che non è nuovo. Sono mesi che Idv e Sel lanciano «appelli» a Bersani. Lo avevano fatto anche un mese fa, negli studi di In Onda, «parlando» alla sagoma di cartone del segretario Pd. Ma adesso la situazione si è complicata. Perché dalla parti del Nazareno la prospettiva su cui si lavora è un Monti bis. Con il premier alla guida di un esecutivo politico. È la proposta lanciata da Casini qualche giorno fa e su cui i big del Pd stanno convergendo. È d'accordo Bersani che, dicono in ambienti democratici, aveva raggiunto l'intesa con il leader dell'Udc quattro mesi fa e non a caso, negli ultimi giorni, continua a ripetere che «bisogna pensare all'Italia». Ma anche Walter Veltroni e Massimo D'Alema stanno lavorando al progetto. Le tappe sono segnate. Si comincia con il prolungare il confronto sulla nuova legge elettorale così da mantenere in sospeso le primarie. Poi, dopo l'estate, quando si avvia la campagna elettorale in vista delle Politiche, si lancia l'idea di una grande coalizione per l'Italia guidata da Monti. Dentro Pd, Udc e pezzi del Pdl che potrebbero transitare verso i centristi. Forse anche Luca Cordero di Montezemolo. Le primarie? Sarebbe assurdo celebrarle se non come regolamento di conti interno ai Democratici. Regolamento che Matteo Renzi ha di fatto già perso (non a caso i sondaggi, ultimo quello di ieri di Swg, danno Bersani in netto vantaggio sul sindaco). Tutti otterrebbero ciò che vogliono. Ci si libererebbe della «zavorra» di Idv e Sel. Bersani potrebbe tornare a fare ciò che meglio gli riesce: il ministro di peso, magari con la carica di vicepremier. D'Alema e Veltroni si libererebbero di Renzi e non dovrebbero sostenere un governo guidato dal segretario (entrambi non lo ritengono all'altezza della sfida). Casini punterebbe ad un incarico istituzionale. E l'intera operazione sarebbe benedetta da Giorgio Napolitano, ma anche dal gruppo Repubblica. Non a caso il quotidiano di Ezio Mauro è stato il giornale su cui, a gennaio, Bersani lanciò l'ipotesi di un Monti bis sostenuto da una maggioranza politica. Era marzo. Quasi quattro mesi fa.

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