Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

«Patto tra moderati e progressisti» Casini gela il Pdl

default_image

Il leader Udc critica il populismo del Cav e loda Bersani: «È una persona seria»

  • a
  • a
  • a

PierFerdinando Casini fa un passo deciso verso il Pd. In un'intervista al Corriere della Sera ammette però che «il rischio di andare al voto a ottobre esiste» e non risparmia la stoccata al Pdl: «La colpa è di Berlusconi, della sua deriva populista». Il leader dell'Udc spiega: «Con buona pace di Schifani che aveva chiesto sostegno più netto a Monti e degli sforzi di Alfano, Berlusconi è tornato a dare le carte e a spingere il Pdl verso la solita deriva del populismo». Attaccando l'euro e l'Europa a trazione tedesca, Berlusconi «può certamente prendere più voti», ammette Casini, ma «isola il Pdl in uno scivolamento a destra che lo renderà ininfluente nella prossima legislatura». Doppia soddisfazione per Pierluigi Bersani, visto che Casini ne ha anche per lo sfidante Matteo Renzi: «È un ragazzo intelligente e simpatico. Gioca l'eterna partita giovani contro vecchi» ma «capisco il corpo del Pd che lo respinge: obiettivamente, per molti aspetti è alla mia destra». Invece Bersani è «un interlocutore serio, non cambia idea tutti i giorni». Casini sostiene il governo e dice convinto: «Per dare forza a Monti non si può andare in ordine sparso». Il percorso, continua, «è appena all'inizio e i partiti devono fare le riforme». Quella del lavoro, aggiunge, «poteva essere migliorata, ma ora tanto vale approvarla. Per evitare accanimenti terapeutici», mentre per le riforme istituzionali pensa che «la riduzione dei parlamentari sarebbe un atto forte, anche come risposta all'anti-politica» ma legarla al semipresidenzialismo «sa di provocazione: troppa carne al fuoco per non fare nulla». Il centrodestra storce il naso. «Casini chiarisca meglio il suo pensiero - chiede l'ex ministro Altero Matteoli - Se vuole allearsi con la sinistra, lo dica chiaramente e gli elettori decideranno. Forse sarebbe più opportuno che Casini esaminasse la possibilità di restare nell'ambito del centrodestra in coerenza con il sentire dei suoi elettori, poi ovviamente deciderà con il suo partito», conclude Matteoli. Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, spiega: «Un conto è il quadro istituzionale, sia europeo che nazionale, che richiede un incontro fra le principali forze politiche, quelle aderenti al Ppe e quelle aderenti al Partito socialista per fare riforme istituzionali ed elettorali, un altro conto è teorizzare un patto fra progressisti e moderati che, escludendo pregiudizialmente il Pdl, sarebbe solo la riproposizione del centrosinistra classico, con Casini al posto di Prodi». Insomma, insiste Cicchitto, «è evidente che l'intervista di Pier Ferdinando Casini apre un problema politico di fondo. A tutto ciò però il Pdl non deve rispondere con fughe estremistiche, ma rimanendo sul terreno di un Ppe che peraltro va rivisitato attraverso una seria discussione interna perché la linea Merkel-Sarkozy ha provocato danni all'Europa nel suo complesso, ha contribuito alla caduta del governo Berlusconi e anche alla peraltro meritata sconfitta di Sarkozy». Dal canto suo, l'ex ministro Mariastella Gelmini osserva: «Casini oggi vuota il sacco e nel distribuire assieme a Cesa patenti di affidabilità, a destra come a sinistra, nell'avanzare pronostici sulla data delle prossime elezioni politiche e conseguenti responsabilità, svela le sue vere intenzioni: dare vita ad un nuovo centrosinistra della seconda Repubblica senza i voti di Prodi, il dinamismo di un'alternanza bipolare, soprattutto senza l'idea di rappresentare una proposta politica nuova. I giochi sarebbero quindi chiusi sotto un ombrello europeo, tutto astratto, che unisca popolari e socialisti». Netto anche il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone: «Se Pierferdinando Casini scegliesse di convergere con questa sinistra, commetterebbe un doppio errore culturale, più ancora che politico: accetterebbe la logica del "tassa e spendi", e soprattutto accetterebbe l'idea di una immodificabilità dello status quo economico-sociale, pena la rottura del patto di ferro del Pd con la Cgil». Secondo l'ex ministro Gianfranco Rotondi «l'intervista di Casini pone fine politicamente alla legislatura: annunzia il patto Udc-Pd, chiede la spaccatura del Pdl. È inopportuno che proprio oggi qualche nostro ex ministro dica che di Berlusconi in campo non si parla neppure». Ben altri umori nel centrosinistra. «L'intervista di Casini su moderati più progressisti è passo importante per il centrosinistra che verrà. Il tempo dà ragione a scelte giuste» scrive il senatore del Pd Marco Follini sul suo profilo twitter. Contentissimo ovviamente il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: «Ognuno vede che questo è un passo importante, credo sia un'intervista che ha un significato politicamente di grande rilievo». E aggiunge: «Credo diventi sempre più evidente che il problema è costruire un patto tra le forze riformiste e democratico-costituzionali contro una destra risucchiata da tentazioni populistiche. È la logica delle cose che porta a un patto di questo genere».

Dai blog