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Nel Pd cresce il partito delle primarie

Pierluigi Bersani

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La decisione è stata unanime. Davanti alle scene di devastazione provenienti dall'Emilia Romagna lo stato maggiore del Pd non ha avuto dubbi: ha rinviato la direzione del partito a lunedì, mentre il segretario Pier Luigi Bersani è partito per portare la propria solidarietà alle popolazioni della «sua» Regione. Contemporaneamente è stata attivata una rete di solidarietà con le sedi locali dei Democratici a disposizione degli sfollati. Ma anche se l'attenzione di Bersani e dei suoi è stata giustamente catalizzata da ciò che accadeva lontano da Roma, questo non cancella i nodi politici che il Pd dovrà comunque sciogliere tra qualche giorno. Nodi che sono anzitutto esterni con Nichi Vendola e Antonio Di Pietro che incalzano i Democratici sulle alleanze. Anche se pure internamente qualcosa comincia a muoversi. Da ieri, infatti, non è più solo il «rottamatore» Matteo Renzi a chiedere che si svolgano le primarie a ottobre (ieri il sindaco doveva partecipare alla direzione). Un gruppo trasversale ha infatti annunciato la presentazione, nella direzione di lunedì, di un ordine del giorno fondato su tre punti: una consultazione popolare «aperta» per decidere la premiership da celebrare a ottobre; primarie per scegliere i parlamentari qualunque sia il sistema di voto; limite di tre mandati «per tutti» (attualmente lo Statuto del Pd prevede la non ricandidabilità di chi ha sulle spalle tre legislature salvo deroghe). A firmarlo i "quarantenni" Giuseppe Civati, Paola Concia, Sandro Gozi, Ivan Scalfarotto, ma anche alcuni deputati molto vicini a Romano Prodi come Sandra Zampa e Giulio Santagata. Non solo, ma Arturo Parisi, altro prodiano doc e fimartario assieme a Giorgio Airaudo, Paolo Flores d'Arcais, Margherita Hack e Gad Lerner di un appello che chiede «Primarie di coalizione subito!», applaude: «L'ordine del giorno mi trova totalmente d'accordo. Rinviare oltre il prossimo mese la indizione delle elezioni primarie, quelle per la premiership e quelle per i parlamentari, rende impossibile il loro svolgimento in ottobre e mette le premesse perché le elezioni primarie non vengano più fatte o peggio fatte per finta». Insomma il pressing su Bersani comincia ad avere una certa consistenza. E anche se Prodi non ha alcun ruolo nell'operazione è sintomatico che la richiesta venga appoggiata da uomini vicinissimi al Professore. Dopotutto, negli ultimi tempi, più di una volta l'ex premier si è mostrato critico nei confronti della linea del segretario, soprattutto sulla riforma della legge elettorale. Bersani per ora non replica. I "quarantenni" a lui vicini stanno preparando un controdocumento in cui chiedono di non dividere il partito sul «rinnovamento anagrafico».

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