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Benedetto XVI risponde a dubbi e timori

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Famiglienormali, che affrontano le fatiche, le preoccupazioni economiche, l'impegno per l'educazione dei figli. Fidanzati che sono attratti e allo stesso tempo spaventati dal «per sempre» del matrimonio. La necessità di conciliare lavoro e relazioni familiari. La piaga del divorzio. Ma anche le gioie che solo la famiglia sa dare. Speranze e paure. Questo hanno raccontato al Papa in un clima di autentica festa. Una veglia alla quale hanno partecipato 500.000 persone, inframezzata da canti ed esibizioni. «La presenza del Santo Padre ci dà fiducia e coraggio, perchè testimonia quanto la famiglia stia a cuore alla Chiesa, anzi quanto stia a cuore a Dio stesso» ha detto il cardinale Antonelli, presidente del Pontificio consiglio della famiglia nel suo saluto. Poi spazio alle domande, alle quali il Papa ha risposto a braccio. A due fidanzati del Madagascar Benedetto XVI ha spiegato che la Chiesa non chiede agli sposi «Sei innamorato?» ma «Vuoi?». «Il sentimento va purificato, deve incontrare ragione e volontà. È come alle nozze di Cana: il primo vino, quello dell'innamoramento, non dura fino alla fine. Serve un secondo vino, più maturo, migliore del primo». Una famiglia greca ha parlato della crisi e delle difficoltà a mantenere la speranza. «Le parole non bastano - ha detto il Papa - serve qualcosa di concreto». E ha richiamato la responsabilità dei partiti «che non devono promettere cose che non possono mantenere». Due coniugi brasiliani hanno ricordato il problema dei divorziati risposati. «È una grande sofferenza, per loro e per la Chiesa - ha detto Benedetto XVI - Non abbiamo ricette semplicistiche. Ma anche se non possono ricevere i sacramenti non sono fuori dalla Chiesa: possono servirla proprio con la loro sofferenza». A chiudere l'incontro il collegamento con una tendopoli e l'abbraccio con una famiglia di Cento: «Non siete soli - ha detto il Papa ai terremotati - Vi siamo vicini col cuore e l'aiuto concreto». An. Ac.

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