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Anche De Benedetti recita il de profundis per i Democratici

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Ilpresidente del gruppo Espresso aveva chiesto la tessera «numero uno» del Pd, ma ai tempi in cui la «ditta» era nelle mani di Walter Veltroni e Francesco Rutelli. Poi la passione è piano piano svanita. Assieme alla tessera che, secondo le ultime notizie ufficiali, non è mai stata recapitata. Fatto sta che, ogni volta che De Benedetti si è trovato a parlare pubblicamente di Bersani, non ha risparmiato critiche. L'ultima volta che l'aveva fatto, intervistato da Servizio Pubblico, le sue parole erano state queste: «Bersani candidato premier? Ho molta stima e amicizia per lui, ma, detto questo, la gente vuole archiviare questo periodo, al di là dei meriti o demeriti delle persone: vuole voltare pagina». Non era andata meglio in una precedente intervista al Corriere della Sera: «È un'eccellente persona, è stato un ottimo ministro, ma in un'epoca in cui la comunicazione è così importante, lui è più efficace comunicativamente nella versione Crozza che in quella originale». Stavolta lo schiaffo di De Benedetti arriva sull'analisi del voto amministrativo: «Il Pd, con Bersani, ha detto di avere vinto senza se e senza ma, ma io non la penso così. È un buon risultato dove il Pd ha vinto, però con candidati diversi dalle intenzioni. Non si può infatti ascrivere al Pd la vittortia di Orlando né, in misura minore, quella di Doria». «Tenuto conto delle dichiarazioni di vittoria - prosegue - non vorrei che nel centrosinistra non ci si rendesse conto della profonda frattura tra i cittadini e la politica. Servono anche nel centrosinistra profondi cambiamenti e lo dimostra proprio l'esito delle elezioni. Anche per il Pd è necessario un cambiamento proprio per recuperare il dialogo con i cittadini». Quanto all'astensionismo, secondo De Benedetti, «fa parte dell'enorme frattura che si è aperta fra i cittadini e la rappresentanza politica. È un dato molto preoccupante anche perché è più probabile che ci metta mano qualcuno del centrodestra piuttosto che qualcuno che si è detto vittorioso». Quindi, tornando al voto di domenica, l'Ingegnere lo definisce «un terremoto politico di una ampiezza e di una profondità inaspettate con la sconfitta completa del Pdl e quella della Lega che ha perso 7 comuni su 7. Vi è stato poi il successo staordinario di Grillo che si è materializzato in maniera più evidente in una città importante come Parma, dove l'insoddisfazione per una pessima amministrazione del centrodestra ha lasciato risentimenti più profondi che in altre realtà del Paese. Nella destra, tenuto conto della liquefazione del Pdl, succederà qualcosa. Cosa non so ma è inevitabile».

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