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Boranga: serve una diversa cultura dello sport

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«Servonopersone preparate ad affrontare le emergenze» dice Boranga che alla soglia dei 60 anni quest'anno è tornato in campo disputando due partite con una formazione dilettanti umbra. «Ho sentito dirigenti di società chiedermi - aggiunge - quanto costava un defibrillatore per poi spiegarmi che loro quei soldi preferivano usarli per pagare un giocatore.Questi poi sono apparecchi che devono stare in campo, non su un'ambulanza, pronti a essere utilizzati da persone competenti. Un'altra società, ad esempio, ce lo ha ma non lo sa usare». Anche gli stessi atleti, specie se dilettanti, possono però contribuire in prima persona a prevenire questi pericoli. «Anzitutto sottoponendosi a una visita medica accurata - spiega Boranga - presso centri autorizzati e dotati di strumentazioni adeguate. Ma anche in questo caso mi sono sentito più volte chiedere informazioni su quanto costava piuttosto che su come veniva fatta». C' è poi una vera e propria cultura della pratica sportiva da rispettare. «Per quanto mi riguarda - sottolinea Boranga - non ho mai esasperato gli allenamenti e altrettanto ho fatto con la mia vita quotidiana (sono uno che non beve e non fuma). Da 18 anni seguo queste regole e grazie al loro rispetto mi posso permettere di allenarmi ogni giorno con i portieri del Perugia e svolgere tante altre attività sportive». Dopo la tragica scomparsa del marito pallavolista, ha parlato la moglie di Igor Bovolenta. «Non c'era niente da fare, la morte di mio marito non fu questione di defibrillatore, il destino è più forte di tutto, a volte bisogna accettare la realtà senza cercare responsabili. Quello che è successo è inspiegabile. Ora devo guardare ai miei figli, devo andare avanti giorno per giorno - ha aggiunto - l'ultima volta che ho visto Igor, gli ho detto che mi doveva dare la forza per farlo».

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