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Monti: ognuno ceda qualcosa

Abbraccio tra Il premier Mario Monti e la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia

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«Se veramente teniamo al futuro, allora bisogna cedere qualcosa rispetto al legittimo interesse di parte». Parlando di fronte a una platea di oltre tremila imprenditori nel convegno milanese di Confindustria, il premier Mario Monti fa subito capire che non intende farsi condizionare dai paletti issati dai sindacati. La riforma del lavoro sarà chiusa la prossima settimana e con i contenuti delineati dal ministro Fornero. Lascia intendere che piccoli aggiustamenti possono essere fatti ma, tempistica e obiettivi, vanno rispettati. Quindi, il premier, applaudito a più riprese dagli imprenditori, ha richiamato i sindacati alla «coesione» e a fare un passo indietro rispetto al «legittimo interesse di parte», in nome di «un interesse generale e del futuro dei giovani e del Paese». Poi ha letto, criticandolo, l'articolo di Francesco Giavazzi, «colpevole di impazienza intellettuale e impreciso». L'economista scrive che «il ministro Fornero ha pronto un testo incisivo che prevede subito interventi volti a eliminare la segmentazione tra precari e lavoratori a tempo indeterminato e che modifica immediatamente l'articolo 18 per i nuovi assunti». Poi ha continuato a leggere ironizzando. A un certo punto scrive «Se le pressioni corporative o i suoi colleghi ministri dovessero  chiederle un passo indietro, Elsa Fornero dovrebbe, con lo stile e la  determinazione che la caratterizzano...». Qui il premier si è fermato: «È il punto più pregiato secondo me di tutto l'articolo» ha commentato  suscitando risate e applausi dalla platea di Confindustria. Poi ha ripreso la citazione: «che la caratterizzano, abbandonarli al loro destino». A questo punto Monti ha aggiunto che «Fornero non può abbandonarci al nostro destino anche perchè martedì come preannunciato siederò al suo fianco per presiedere la riunione con le parti sociali e credo che sarà chiaro a tutti che il presidente del Consiglio prega il  ministro del Lavoro di avere ancora un po' più presente l'interesse del futuro e l'interesse dei giovani». Monti ha sottolineato che «ossificare un posto di lavoro è una condizione che nessuno più ritiene realistica. Bisogna fare qualcosa che assomigli di più al mercato e rendere le tutele sociali migliori in modo che seguano il lavoratore in tutte le fasi senza ossificare il posto di lavoro». Il premier ha incassato il consenso degli imprenditori, scandito da un applauso, quando ha promesso che se verrà approvata una buona riforma del mercato del lavoro, il governo farà dei road show all'estero per «presentare la maggiore attrattività dell'economia italiana». Monti ribadisce che si tratta di un momento di snodo importante giacchè «non sarà modificato qualche articolo di qualche legge ma di ammodernare tutto il sistema». Il risultato sarà «un mercato del lavoro più simile a quello dei Paesi più avanzati e una solida misura contro la corruzione». Il presidente del Consiglio ha riservato l'ultima parte del suo intervento alla Fiat, dopo l'incontro «illuminante e interessante» avuto venerdì con l'amministratore delegato Sergio Marchionne. Chi la gestisce, ha detto, «ha il diritto oltre che il dovere di scegliere, per i suoi investimenti, le localizzazioni che ritiene più convenienti e non ha nessun dovere di ricordarsi solo dell'Italia». E la platea confindustriale lo ha applaudito calorosamente. Monti ha anche detto come il rapporto del gruppo con l'Italia, «non sia sempre stato un rapporto sano». Il premier ha definito «improprio» nel caso di Fiat ma anche di molte imprese che «lo Stato intervenisse con i soldi del contribuente per tranquillizzare le proprietà e questo è quello che io devo impedire». In mattinata Monti ha incontrato Barroso. Il presidente della Commissione Ue ha elogiato l'azione di risanamento svolta dal governo e ha detto di attendersi anche la riforma del lavoro. «Il merito di Monti - ha detto - è di essere stato capace di realizzare quelle riforme necessarie perché l'Italia ritrovi la fiducia degli investitori esteri».

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