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"Dell'Utri ambasciatore della mafia"

Antonio Ingroia procuratore aggiunto di Palermo

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Quel che ha deciso la Cassazione solo alcuni giorni fa non conta. Il processo d'appello cui la suprema Corte ha rimandato ogni verdetto, inutile. Marcello Dell'Utri «è un ambasciatore di Cosa Nostra nel mondo imprenditoriale e finanziario milanese, un portatore di interessi della mafia», parola di Antonio Ingroia. Il Procuratore aggiunto di Palermo sceglie un'intervista alla Zanzara per tornare al centro della scena e rivestire i panni della lotta politica. Al nostro, riflettori e telecamere piacciono parecchio. Esattamente un anno fa - era il 12 marzo del 2011 - si presentava sul palco di piazza del Popolo, a Roma, durante la manifestazione organizzata dalla Sinistra (ufficialmente in difesa della Costituzione, ma palesemente contro il Cav), definendo la riforma della Giustizia messa in cantiere dal Pdl «una controriforma», in grado di mettere «in gioco l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge». Del giorno dopo, per difendersi dagli attacchi dalla stampa, la classica pezza peggiore del buco: «Un magistrato - spiegava sicuro e indispettendo non poco il presidente del Csm, sua maestà Giorgio Napolitano - ha il diritto e anche il dovere nei confronti dei cittadini per le funzioni che svolge di esprimere le proprie opinioni». Ma è la sua presenza del 30 ottobre scorso al congresso nazionale del Partito dei comunisti italiani, in cui si dichiara «partigiano della Costituzione», a costargli un richiamo da parte del Csm che bolla come «particolarmente vistosa e inopportuna» la sua dichiarazione pubblica «per gli accenti di forte polemica» verso forze politiche «particolarmente riconoscibili». Questa volta, l'attacco è diretto. Nel mirino c'è il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri. Ingroia non ha dubbi: la sua avventura politica «nasce per gli interessi di Cosa Nostra». Di più. «L'idea della costituzione di Forza Italia è del senatore Dell'Utri ed è anche nell'interesse della mafia». Il procuratore aggiunto di Palermo, però, non dimentica il suo nemico di sempre. «Berlusconi ha detto che Dell'Utri ha sofferto 19 anni di gogna? Si potrebbe replicare al presidente Berlusconi che quando era al governo poteva fare una riforma della giustizia per accorciare i tempi dei processi, invece ha fatto esattamente il contrario. Ha fatto approvare provvedimenti che li hanno allungati», spiega sicuro. Dunque anche il processo Dell'Utri è durato così tanto per colpa di Berlusconi? Lo incalzano i conduttori di Radio24. «Questo è sicuro» risponde, ammettendo sì di sentirsi «sconfitto» dalla pronuncia della Cassazione, ma sottolineando di non aver «perso tutte le speranze, perché in due anni (quelli che ci separano dalla prescrizione, ndr) il processo si può fare». Le parole di Ingroia scatenano le reazioni furibonde del Pdl, stufo dei continui attacchi della toga palermitana, e il caso finisce al centro di una interrogazione parlamentare con risposta urgente in commissione con la quale Manlio Contento, avvocato e deputato del Pdl, si rivolge al ministro della Giustizia, Paola Severino, per chiederle se «intenda valutare l'opportunità di esercitare l'azione disciplinare nei confronti del dottor Ingroia», che avrebbe potuto violare la disciplina prevista dalla riforma dell'ordinamento giudiziario, circa i rapporti con la stampa. «Questa incredibile sortita richiede una presa di posizione a livello istituzionale», attacca Fabrizio Cicchitto. «Continua l'Ingroia-show sui mezzi di comunicazione. Tra un comizio e l'altro chieda scusa per aver fatto di Massimo Ciancimino una icona antimafia, mentre commetteva reati e teneva tritolo in giardino e chieda scusa per i troppi gravi errori commessi», gli fa eco Maurizio Gasparri. Ma non è finita, Ingroia sembra avere in serbo un'altra sorpresa. Ha in mente di candidarsi in politica? È la domanda fatidica. «Mai dire mai - risponde - Sicuramente dopo la magistratura mi voglio occupare della società. Ho già rifiutato varie proposte di candidatura e comunque se decidessi di fare politica non lo farei mai nella città di Palermo, a fare il sindaco non ci penso proprio».

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