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Stop a consulenze dei pensionati

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Enon solo. Taglio anche di alcune strutture alla luce della riorganizzazione della presidenza del Consiglio. Lo ha deciso il premier Mario Monti. Ieri sera, a tarda ora, Palazzo Chigi ha informato che il presidente del Consiglio, «dopo aver completato gli incontri con ciascuno dei responsabili delle strutture della presidenza del Consiglio, ha deciso di non confermare coloro che, pur essendo in pensione, svolgevano ancora attività. Ad essi non potranno essere conferiti incarichi di consulenza». Inoltre, il premier ha deciso che «una serie di strutture non verranno mantenute a seguito della riorganizzazione della presidenza del Consiglio, anche alla luce delle risultanze della spending review sui profili organizzativi e sulle procedure amministrative». In attesa della ridefinizione di tali strutture, il presidente del Consiglio ha quindi affidato al Segretario Generale la reggenza di tre uffici e cinque Dipartimenti. Infine, Monti «ha dato la direttiva di attuare un rigoroso contenimento del personale non di ruolo in servizio presso la Presidenza». L'obiettivo è tagliare tutti i costi considerati inutili, una svolta nell'insegna dell'austerità, in linea con quanto già deciso sulla soglia agli stipendi dei dirigenti pubblici equiparati a quello del primo presidente di Cassazione. Un tetto che fissa l'asticella ai 300mila euro. Stavolta la scure si abbatte sui consulenti-pensionati. La linea è di non avvalersi più del loro supporto ma di affidarsi al personale di ruolo che d'ora in poi dovrà essere maggiormente valorizzato.

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