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«Mancavano le prove per condannarmi»

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Berlusconiha raccontato la sua storia sull'avvocato inglese per la cui presunta corruzione è finito a processo in una conversazione con il quotidiano «Secolo XIX». E nel colloquio spiega anche che l'esito del procedimento – finito con la prescrizione – «dimostra la situazione della magistratura in Italia: non potevano fare una sentenza di condanna, perché non c'era nessuna prova. Non si poteva neppure scriverla, una sentenza!». «Su questa cosa si sono gettati i pubblici ministeri italiani – aggiunge Berlusconi – e hanno portato avanti un processo che doveva esser chiuso all'inizio perché la realtà era evidente. Una storia durata anni, con i termini di prescrizione spostati in avanti in una maniera incredibile: si è arrivati pure a sostenere che il reato si compie non quando il corrotto riceve i soldi dal corruttore, ma quando comincia a spenderli». Nel colloquio pubblicato dal «Secolo XIX» Berlusconi rilascia poi un laconico giudizio sulle consegenze sul quadro politico della decisione dei magistrati milanesi, rispondendo «nessuna» a una domanda in merito. Ma fuori dalle virgolette l'ex premier ammette che l'esito del processo diventa un oggettivo fattore di stabilità per il Governo Monti. Da Berlusconi è arrivata anche la conferma della volontà, già espressa dai suoi avvocati, di impugnare la sentenza in appello.

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