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Rivedere gli accordi di Basilea per agevolare i finanziamenti

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Portala data del primo gennaio del 2011 e prevede che le imprese che hanno crediti con la pubblica amministrazione possano scalarli dalle imposte iscritte a debito. Un meccanismo che può semplificare il problema dei rapporti di «dare e avere» tra lo Stato e i privati. Quel decreto, però, non è mai diventato operativo. «A gennaio dell'anno scorso è iniziata la crisi dell'euro – spiega il senatore Andrea Augello, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio – e non c'è più stata la possibilità di approvarlo. Ora però il governo Monti, vista anche la difficoltà del sistema creditizio, potrebbe riproporlo». Ma in campo per agevolare le piccole imprese c'è anche una mozione presentata dal Pdl al Senato un mese fa, che è entrata a far parte della proposta portata dal premier a Bruxelles, ma che è anche diventata il «manifesto» di molte Camere di Commercio, comprese quelle di Roma e Milano. Il vincolo da allentare è quello degli accordi di Basilea che riguarda le banche e che entra in vigore a giugno di quest'anno. L'effetto – voluto proprio dal comitato di Basilea su richiesta del G20 – è quello di rafforzare i requisiti patrimoniali degli istituti. E questo per renderli più solidi in futuro nei confronti di crisi finanziarie. Ma il risvolto negativo è che tutto questo riduce la capacità di dare prestiti. «Le piccole e medie imprese del nostro Paese – si sottolinea nella mozione – hanno dimensioni inferiori a quelle degli altri Paesi europei e sono caratterizzate da una struttura finanziaria più debole. Conseguentemente, essendo maggiormente dipendenti dal credito bancario e con una struttura patrimoniale più fragile rispetto ad altri soggetti, le piccole e medie imprese italiane risulteranno più sensibilmente panalizzate dall'introduzione dei nuovi "capital ratios"». La proposta è di creare uno strumento chiamato «Pmi supporting factor» che servirà «ad annullare l'incremento dei requisiti di capitale a fronte dei prestiti alle pmi chiesti da Basilea III». «Tale indice – prosegue la mozione – ridurrebbe la quantità di capitale che le banche, indipendentemente dai metodi di valutazione adottati (standard o rating interni) devono accantonare a fronte di crediti erogati alle pmi. Ciò consentirebbe agli istituti di limitare i temuti effetti restrittivi nell'erogazione dei prestiti».Pa. Zap.

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