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Inchiesta sulla casa d'oro di Conti

Il palazzo di via della Stamperia a Roma comprato e subito rivenduto dal senatore Pdl Riccardo Conti

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In caso di casa, chiedere ai politici.La loro sembra essere una vera e propria passione. Comprano, vendono, affittano, traslocano e riescono, in ogni caso, a guadagnarci "qualcosina". Prendete ad esempio il senatore del Pdl Riccardo Conti. Siamo, ancora una volta, nel centro di Roma, a due passi dalla fontana di Trevi. Conti - che, nella vita, fa l'imprenditore in campo immobiliare - compra un palazzo a via della Stamperia a 26,5 milioni di euro. Lo stesso giorno decide di rivenderlo, ma il prezzo del palazzo diventa magicamente 44,5 milioni. Il guadagno netto è di 18 milioni di euro in poche ore. Un vero e proprio record. La compravendita d'oro è ora sotto l'esame della magistratura. La procura di Roma, infatti, aprirà quasi certamente un'inchiesta sulla plusvalenza, senza ipotesi di reato e senza indagati ma per far luce sui i fatti. I fatti, allora. È il 31 gennaio 2011. Il senatore Pdl compra, attraverso la società a responsabilità limitata "Estate 2" di Brescia (di cui è amministratore unico) il lussuoso edificio di via della Stamperia - quasi 3900 metri quadri distribuiti su 5 piani - dal fondo "Omega", amministrato dalla società di gestione del risparmio "Idea Fimit". Nessuna garanzia. La proprietà gli viene trasferita sulla parola. Dovrà versare la prima tranche della somma dovuta (5 milioni di euro), infatti, solo il 3 febbraio 2011. Quando, di fatto, il palazzo già non sarà più della srl bresciana. Nel giro di poche ore, infatti, Conti lo rivende all'Ente nazionale di previdenza degli psicologi (Enpap) a 44,5 milioni. L'ente darà i primi 7 milioni al senatore Pdl il 1 febbraio, giusto in tempo per "girarne" 5 a "Idea Fimit". E il "gioco" è fatto. Tutto lecito, sia chiaro. Almeno fino a prova contraria. Certo 18 milioni di plusvalenza in poche ore fanno discutere, soprattutto in tempi di sacrifici. Conti si difende dalle accuse: «Fare l'imprenditore in campo immobiliare è da sempre il mio mestiere. Ciò sarebbe già sufficiente a qualificare come ignobile l'operazione politico-mediatica che ha visto accostare il mio nome alla vicenda che riguarda il senatore Lusi, ma in un caso si tratta di risorse pubbliche, nell'altro del mio lavoro privato - attacca - Ricavare proventi dal proprio lavoro non è reato». Di più. «La ricostruzione dei fatti è parziale e la cifra indicata come guadagno è fantasiosa. Chiunque conosca il mestiere - prosegue - sa che è connotato dalla volatilità dei ricavi e dal rischio imprenditoriale: a volte si guadagna, a volte si perde», conclude. Tutto in regola anche per l'Enpap che rassicura gli iscritti sulla «assoluta economicità dell'operazione». Sarà. Certo è che il clima di insofferenza nei confronti della casta non fa troppe differenze tra la vicenda della casa al Colosseo di Scajola, quella della «compartecipazione» all'affitto dell'appartamento di Tremonti e quella invece più recente sull'altra casa al Colosseo del ministro Patroni Griffi. Il «ballo del mattone» proprio non piace più.

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