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A Davos il festival delle Cassandre: default per tutti i Piigs

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Glieconomisti pur di conquistare il titolo allarmistico sulle prime pagine dei giornali non perdono occasione per lanciare l'allarme default di tutti i paesi che annaspano nella crisi del debito. A dare voce all'allarme è stato il professore di Harvard, Kenneth Rogoff dal Forum di Davos in Svizzera: «Ci sarà bisogno di una ristrutturazione del debito in Grecia e in Portogallo, questo chiaro - ha detto Rogoff - ma forse anche in Irlanda, dove basterebbe ristrutturare il debito delle banche, e in Spagna, se si include il debito del settore privato». «L'Italia - ha aggiunto l'economista - è un caso borderline dove si potrebbe comunque verificare una problema di liquidità». Fosche previsioni anche da parte dell'economista della New York University Nouriel Roubini secondo cui la Grecia sarà fuori dall'euro nel giro di un anno, seguita dal Portogallo, e l'intera area sarà distrutta nei prossimi 3-5 anni perché «l'euro-zona è come un disastro ferroviario al rallentatore». Le «cassandre» restano vigili nonostante le rassicurazioni date venerdì, proprio a Davos, dal commissario europeo, Olli Rehn, su un accordo di rinegoziazione del debito greco «vicino». E mentre tutti gli occhi sono puntati ora sulla riunione dei capi di Stato Ue di domani a Bruxelles il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, ha usato la platea di Davos per chiedere aiuti finanziari agli stati membri. «Sono qui, con la mia borsa, a raccogliere il denaro» ha ironizzato la Lagarde sventolando simbolicamente davanti agli occhi attoniti degli altri panelist, il cancelliere britannico George Osborne e il vicepremier turco Ali Babacan, un elegantissima borsa di cuoio marrone. Il Fmi vorrebbe disporre di almeno 500 miliardi di dollari supplementari, rispetto ai 385 della dotazione attuale, per far fronte alla crisi euro, cifra che dovrebbe tirare fuori dalle casse dei paesi membri. A chiudere il festival dei pessimisti il premier Yoshihiko Noda:la crisi dell'Eurozona è la principale fonte di rischio per l'economia mondiale».

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