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Il debito pubblico si risolve soltanto investendo sul Pil

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Èquesto il messaggio emerso nel corso del workshop «Italia-Europa 2012. Uscita dall'emergenza: idee e azioni per la crescita» organizzato a Palazzo Wedekind dalla Fondazione Nuova Italia che fa riferimento al sindaco di Roma Gianni Alemanno e coordinato dal direttore de Il Tempo Mario Sechi. Ai lavori hanno partecipato, tra gli altri, il presidente dello Ior Ettore gotti Tedeschi, il sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo, Enrico Cisnetto, Salvatore Rebecchini, Fabio Pammolli, gli esponenti del Pd Maurizio Sacconi, Maurizio Leo, Andrea Augello, Alfredo Mantovano, Mario Landolfi, Barbara Saltamartini e il deputato dell'Udc Gian Luca Galletti. La grande crisi della zona Euro nasce nel 2008 negli Usa, che devono ricollocare sul mercato l'enorme pubblico debito accumulato. Circa 9mila miliardi di euro, come il Pil Ue, il triplo della domanda di debito. Uno scenario da default inevitabile se non si investe, secondo Gotti Tedeschi, sul Pil, sulla produttività e sulla competitività delle imprese. Una strategia di crescita che prevede l'investimento del risparmio delle famiglie nelle Pmi, puntando sulla crescita, alternativa possibile a default e inflazione in un Occidente che in 15 anni ha visto crescere del 15% il proprio debito. Scettico Gotti Tedeschi sulle liberalizzazioni, difese da Polillo, secondo il quale non si esce dalla crisi senza una nuova governance dell'Ue e della Bce. Per ripartire bisogna prima risolvere il problema del debito pubblico. Ma sulle modalità il dibattito è aperto. Ad esempio, Cisnetto propone la costituizione di una Spa per gestire una parte di patrimonio pubblico del valore di circa 700 miliardi: alienandola sarebbe difficile trovare acquirenti. Meglio quindi mettere in gioco il patrimonio privato, vendendo forzosamente le quote della Spa e reinvestendo i 2/3 del ricavato sul debito e 1/3 nello sviluppo. Una soluzione sulla quale non tutti, Galletti in primis, sembrano però concordare, così come non convince l'idea di una patrimoniale, di fatto già esistente sempre secondo Galletti. Tema cruciale resta la riforma del mercato del lavoro e dell'articolo 18, la cui necessità viene ribadita da Sacconi. Mentre Leo parla di forfait e concordati da applicare ai piccoli e medi contribuenti per combattere concretamente l'evasione fiscale. Per Alemanno un freno alla crescita è costituito dall'eccessiva burocrazia che incide in modo devastante. «Prendiamo il Colosseo: vogliono regalarci 25 milioni per il restauro e li prendiamo a calci. Gli investitori stranieri sono disposti a spendere, ma ci chiedono certezze. Un vero intervento per lo sviluppo sarebbe tagliare la burocrazia». Non manca una tirata d'orecchie al governo: «Si fatica su tutto, mancano interventi chiari». Il riferimento è principalmente alle liberalizzazioni, ma anche al taglio dei costi della politica.

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