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Il Pdl punta i piedi: fare presto anche sul lavoro

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Ilpartito guidato da Angelino Alfano si è fatto tradizionalmente garante delle professioni, tanto da averle difese in sede parlamentare quando si è parlato di liberalizzazioni: per esempio nella primavera 2006, davanti alle «lenzuolate» di Bersani, o nel luglio scorso, quando Tremonti tentò di inserire nella manovra un emendamento che favorisse la concorrenza. Oggi accetta malvolentieri il provvedimento di Monti, come ribadisce il vicecapogruppo alla Camera Osvaldo Napoli. Quello che non va giù in nessun modo è che sul proprio elettorato di riferimento il governo interviene con un decreto (che è immediatamente vigente), mentre sul lavoro, cioè sui sindacati, sia stata annunciata la via del ddl, che entra in vigore dopo il sì di entrambi i rami del Parlamento. Di qui la minaccia di Gaetano Quagliariello: se il governo «dopo aver investito con un decreto il tema delle liberalizzazioni, per giunta con l'esplicito invito ad astenersi da modifiche in sede di conversione»: se non farà altrettanto con il lavoro, «non potranno non esserci conseguenze» sul decreto che da mercoledì è in Senato. E anche il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha espresso «perplessita» per i due criteri diversi adottati. Tanto da fargli dire che sulle liberalizzazioni «alcune materie richiedono modifiche», specie quelle sui professionisti. Quanto al merito tutti chiedono maggior incisività in alcuni settori. Secondo Rosy Bindi, presidente del Pd, «c'è poca determinazione sulle farmacie, debolezze su banche, assicurazioni, trasporti». «Ci saremmo aspettati qualcosa in più su benzina, banche, assicurazioni», spiega Maristella Gelmini. Il più liberista di tutti, poi, è Antonio Di Pietro che dà la sua ricetta: scorporo della rete ferroviaria e trasformazione di Trenitalia «in una semplice società tra le altre», e «stessa fine dovrebbe fare l'Anas». Sull'energia, oltre ad intervenire su Snam bisogna togliere a Eni il monopolio dei depositi di gas. E poi «più coraggio» su banche e assicurazioni. Il Terzo Polo, con Lorenzo Cesa ha invece ribadito il pieno sostegno alle misure del governo. Monti si è consolato a Bruxelles: il premier ha incassato «il grande apprezzamento» di Rehn.

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