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Milleproroghe Spunta la ritorsione anti-radicali

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Fra gli emendamenti al decreto legge «milleproroghe» in votazione nelle competenti commissioni della Camera, ce n'è uno che puzza di ritorsione contro il Partito Radicale per il contributo decisivo dato alla bocciatura della richiesta d'arresto del deputato del Pdl Nicola Cosentino. Firmato da Roberto Zaccaria, del Pd, ex presidente della Rai, e da Linda Lanzillotta, del Terzo Polo, esso risulta depositato il 16 gennaio, alla regolare scadenza dei termini. Ma era già stato annunciato dall'Ansa alle 17,27 del 12 gennaio, poco più di tre ore dopo la votazione a Montecitorio su Cosentino. Il cui esito era stato commentato dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani denunciando «il nodo della Lega», dove erano mancati i sì dei deputati più fedeli a Bossi, e dal presidente dello stesso partito Rosy Bindi «il nodino dei radicali». Che avevano votato no con una motivazione letta in aula da Maurizio Turco, già incorso con i suoi cinque colleghi di partito altre volte negli insulti della Bindi - «stronzi che galleggiano» - per non essersi allineati alle direttive tattiche della sinistra contro l'allora governo Berlusconi. Alla già diabolica coincidenza delle date del voto su Cosentino e dell'annuncio dell'iniziativa contro Radio Radicale se ne aggiunge un'altra apparsa troppo imbarazzante anche a qualche esponente del Pd, per esempio il deputato Francesco Boccia, destinato forse a diventare pure lui un «nodino» per Rosy Bindi. Lo Zaccaria firmatario dell'emendamento è lo stesso incaricato dal suo gruppo di annunciare e motivare il voto in aula per l'arresto di Cosentino. La Lanzillotta è la stessa deputata del Terzo Polo a nome del quale il 12 gennaio Pier Ferdinando Casini definì «suicida» il no della Camera alle manette per Cosentino. Di cui peraltro l'Udc è alleata alla Regione Campania. Probabilmente non sono abbastanza garantista come il buon Casini, a parole, dice di essere, ma gli indizi mi sembrano francamente troppi per non avvertire puzza di ritorsione, come dicevo, attorno al tentativo di togliere a Radio Radicale i 7 milioni di euro della proroga della convenzione per il servizio di trasmissione delle sedute parlamentari. Che essa svolge meritoriamente da anni in un contesto generalmente apprezzato di pubblico e di ascolto, difficilmente sostituibile con un'affrettata gara, entro poco più di due mesi, invocata all'insegna delle liberalizzazioni. Il piatto della vendetta, da servire freddo secondo gli astuti, di scuola che potremmo definire machiavellica, è già di per sé indigesto. Ma caldo potrebbe anche risultare tossico, persino agli organismi più allenati nelle diete ad alto rischio.

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