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Lega divisa sulle manette. Il Pdl spera

Nicola Cosentino

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Il risultato è da tripla. Nessuno è realmente in condizione di fare una previsione esatta. Quel che è certo è il Pdl, a cominciare da Berlusconi in persona, è mobilitato in forze per salvare Nicola Cosentino (ieri sera è andato dal Cav) dall'arresto. L'Aula di Montecitorio deciderà oggi sulla richiesta di mandarlo dietro le sbarre avanzata dalla procura di Napoli, quasi lo farà certamente con il voto segreto. L'altro dato è che sempre nel partito di Angelino Alfano da ieri si respirava all'improvviso un certo ottimismo. In Transatlantico s'appalesava Gennaro Coronella, senatore del Pdl e soprattutto originario di Casal di Principe come l'ex sottosegretario: «Guardate che in tanti che hanno letto le carte sono ora perplessi. Non è uno scherzo mandare uno in galera sulla base di una richiesta sbagliata o perché te lo ordina il partito. Dico che molti erano per l'arresto e stanno cambiando idea». Da che cosa deriva questo strano e irrazionale ottimismo? Dalle trattative, dai numeri, dal pallottoliere che sembra portare qualche piccola novità. Il quadro in mano ai dirigenti del Pdl è in continua evoluzione. A sera segnava questa situazione. Anzitutto la Lega. Il Cavaliere in persona ha lavorato serratamente per cercare di recuperare qualche uomo del Carroccio. Stando ai calcoli di via dell'Umiltà i 59 leghisti dovrebbero essere divisi: 33 con Maroni (a favore dell'arresto) e 26 con Bossi (contro le manette). Nelle ultime ore tre maroniani sarebbero passati con i bossiani e dunque il Carroccio sarebbe spaccato. Non è un dato di poco conto. I big del Pdl sperano che l'ex ministro dell'Interno molli la presa, onde evitare la frattura del partito e, addirittura, di finire in minoranza. Altri 20-22 voti dovrebbero arrivare dal Terzo polo. Per la precisione da Udc (che in Campania è al governo con il Pdl) e Api di Rutelli. Sono invece andati a vuoto i tentativi di strappare al "fronte delle manette" i perplessi di Fli. Nei giorni scorsi persino un oltranzista come Fabio Granata ammetteva nella chiacchiere di Transatlantico che «questa seconda ordinanza di custodia cautelare è meno forte della prima». Ma ieri ha chiuso ogni porta: «Il Parlamento e la politica facciano un passo avanti sulla strada della legalità e dell'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, avallando la richiesta della procura nei confronti di Cosentino». Altri 15-20 voti il Pdl se li aspetta dal Pd. Come si arriva a questa cifra così alta? Si parte dai sei Radicali che hanno già annunciato di essere contrari all'arresto. Lo stesso pannelliano Maurizio Turco ha rivelato come in una riunione di gruppo Pd ci fossero molte perplessità. Poi ci sono trattative locali, rapporti personali, intrecci segreti che non potremo mai conoscere. Sembrano esseri compatti quelli di Popolo e territorio mentre la vera incognita è quella del Pdl. In casa propria, in via dell'Umiltà si calcolano una decina di dissidenti. È noto che Mara Carfagna non ha mai amato il coordinatore regionale del suo partito. E contro potrebbe essere anche l'ala legalista in cui si possono annoverare Micaela Biancofiore e Nunzia De Girolamo. Si vedrà. Ma nel complesso si tratta nella notte. E si proveranno tutte le strade sino a un minuto prima del voto. Un minuto dopo, se prevarranno i "no", Nicola Cosentino si dimetterà da leader campano del Pdl. Non l'ha fatto sino a questo momento perché, è stata questa la spiegazione data, «non è un attacco alla mia persona ma è un attacco politico a Berlusconi e al Pdl». Dunque, l'ex sottosegretario non vuole concedere alla magistratura la soddisfazione che il suo passo indietro sia per effetto dell'iniziativa dei pm. Bensì si tratti solo di una valutazione politica. Al suo posto si fa da tempo il nome di Maurizio Lupi quale commissario straordinario. Ma un milanese a Napoli s'è visto bene solo al cinematografo. Salgono le quotazioni di Fitto e Nitto Palma.

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