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"Le mani nelle tasche le mettono gli evasori"

Il premier Mario Monti alle celebrazioni per il primo tricolore

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«L'espressione "mettere le mani nelle tasche degli italiani", divenuta corrente in questi anni, non mi ha mai persuaso e, comunque, è un'espressione incompleta, perché ci sono anche altri atti che entrano nelle tasche degli italiani e sono quelli compiuti dagli evasori rispetto ai contribuenti onesti». Mario Monti alza la voce. E, dopo le polemiche sull'"operazione Cortina" e il fuoco incrociato su Equitalia, difende a spada tratta l'azione delle Fiamme Gialle. Una stoccata messa a segno con una scelta mediatica, mai casuale quando il Professore decide di affondare il colpo, che ribalta uno degli slogan storici del Cav. E così, proprio nel suo intervento a Reggio Emilia per i festeggiamenti del 215° anniversario del Tricolore, il premier ha deciso di dare sostegno alla crociata antievasione spiegando di essere convinto che «è necessario evitare una pressione fiscale eccessiva che scoraggi gli sforzi produttivi individuali e la competitività». Ma è proprio su quelle parole tanto care a Berlusconi che Monti concentra buona parte del suo ragionamento in materia di lotta all'evasione fiscale spiegando che in Italia ci sono alcune persone «che mettono le loro mani nelle tasche di altre: sono gli evasori rispetto ai contribuenti onesti» ma ce ne sono anche altre che «mettono le loro mani nelle tasche di altri italiani in buona fede, senza che né i primi né i secondi se ne accorgano. E così facendo estorcono privilegi o rendite spesso a seguito di provvedimenti pubblici del governo centrale o dei governi locali, che hanno introdotto e mantengono senza aggiornamenti o revisioni, inciampi al gioco della concorrenza e del mercato, creando così rendite di posizione». Un attacco a 360° che Monti ha voluto concludere ironizzando sulla situazione attuale del governo: «Se volete, tra la nostra cosiddetta fase 1 e la fase 2, il filo conduttore che mi viene in mente è quello di invitare tutti a tenere le mani a posto». Così Monti sfrutta l'occasione della sua prima visita ufficiale in una città italiana da quando è premier per battere anche su altri paletti sui quali lavorare nei prossimi giorni anche in vista delle consultazioni annunciate con i partiti e le parti sociali: liberalizzazioni, che devono essere «equilibrate, pragmatiche ma non timide» e una lotta alla corruzione attraverso una «scossa». Tutte «riforme» che vanno fatte con un occhio rivolto in particolare ai giovani, garantendo l'unità di tutto il Paese e che vengono ufficializzate in quella Reggio Emilia dove un anno fa il Presidente della Repubblica apriva i festeggiamenti per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Un appuntamento al quale Monti arriva con 20 minuti di ritardo, preceduto dalla moglie Elsa, e dove ad attenderlo - oltre ai contestatori in alcune piazze adiacenti piazza Prampolini - sul palco allestito sotto il municipio emiliano c'erano Pier Luigi Bersani, il sindaco Graziano Delrio e il presidente della Regione Vasco Errani. Tutti lì per vedere la prima "parata militare" di Monti seguita da un breve incontro nella sala del Tricolore dove ad accoglierlo c'erano i giovani appena diventati maggiorenni e una rappresentanza di studenti italiani figli di stranieri. Poi via al Teatro Valli per il discorso conclusivo. ad ascoltarlo c'era l'"amico" Romano Prodi: «Per me - ha detto Monti prima di abbracciarlo - è l'ex presidente della Commissione europea con cui ho avuto l'onore di collaborare». Cerimonia a parte, il premier ha parlato per circa mezz'ora. Il tempo necessario per elencare i temi più caldi di questi giorni che vanno dal "placet" di Sarkozy sulla politica di rigore italiana, (ora «in Europa il momento dei compiti è giunto per tutti», quindi gli scettici si mettano in testa che si «supererà la crisi solo con azioni di tutti i componenti») ad un messaggio lanciato a chi l'ha preceduto: «Dire sempre dei sì ad ogni istanza sociale» ha comportato «danni», anche inconsapevolmente, per i «figli» che non trovano lavoro. Poi un ultimo passaggio sulle liberalizzazioni: «Questo contributo è migliore, più equo e più competitivo se avviene in regime di ragionevole concorrenza».

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