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Fornero fa dietrofront sull'articolo 18

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Il ministro del Welfare Elsa Fornero

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"Non ho nulla in mente di particolare che riguarda l'articolo 18". Con questa dichiarazione, resa a "Porta a Porta", il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, getta acqua sul fuoco delle polemiche acceso da un'intervista al Corriere della Sera nella quale aveva alluso a un possibile intervento sulla materia. Fornero ha spiegato "di essere caduta in trappola nell'intervista a causa della mia inesperienza e ingenuita'". "Sul mercato del lavoro c'è tanto da fare, l'articolo 18 arriva per ultimo; sono pronta a dire che l'articolo 18 non lo conosco, non l'ho mai visto", ha aggiunto il ministro, che ha sottolineato come il governo sia "aperto a ogni tipo di discussione" senza "idee preconcette" e ha definito comunque fondamentale una riforma del mercato del lavoro, senza la quale quella delle pensioni è "monca". Il problema da affrontare con maggior urgenza, ha proseguito Fornero, è invece l'occupazione: "Sono angosciata dalla disoccupazione. Su questo dobbiamo agire. Creare posti di lavoro è la nostra prima emergenza". Posti di lavoro che si creano "con un'economia sana e non con i soldi pubblici". Sono dichiarazioni che arrivano al termine di un'altra giornata animata dalle reazioni del centrosinistra e dei sindacati, contrari a ogni ipotesi di abrogazione o modifica dell'articolo 18. L'altolà del segretario del Pd Bersani Secondo il leader dei Democratici pensare di cominciare con l'articolo 18 "è roba da matti". "Le priorità sono le grandi questioni sociali e speriamo di riuscire a dare qualche buona opinione e qualche riferimento all'azione del governo, che deve concentrarsi su questo" ha aggiunto Bersani, che ha incassato il plauso dell'alleato Nichi Vendola, che si è detto "molto contento che abbia posto dei paletti". "Spero che il ministro Fornero si convinca nel pensare che non c'è alternativa alla concertazione su tutto, dal welfare alla crescita, sul fisco, sullo sviluppo" è invece la dichiarazione del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. Rivedere l'articolo 18 non è invece un tabù per il centrodestra "L'articolo 18 va rivisitato in un clima di confronto" e "non di veleni" ha detto il presidente del Senato Renato Schifani. "Bisogna trovare un punto di incontro fra la tutela di chi lavora" e di chi "aspira" ad un lavoro, ha aggiunto Schifani, che ha definito "coraggiose" le parole di Fornero. "La lettera di Trichet e altre prese di posizione provenienti dall'Europa ci hanno posto due problemi per ciò che riguarda le relazioni industriali: un maggior peso e ruolo dei contratti aziendali e la revisione dell'art. 18" - ha affermato da parte sua il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto - il ministro Fornero ha riproposto il problema e non si capisce perché debba essere criminalizzata per questo". Bersani a colloquio con Monti La prima cosa è sgomberare il campo da "falsi problemi": toccare l'articolo 18 non servirebbe a creare occupazione. Allora meglio concentrarsi sulle vere prorità che sono le politiche per la crescita e le riforme. E sul metodo, irrinunciabile, del dialogo. Nel colloquio di questa sera a palazzo Chigi, Pier Luigi Bersani ha ribadito punto per punto al presidente del Consiglio Mario Monti in nome "della lealtà" ma anche dell'autonomia che il Pd rivendica, quali dovranno essere i pilastro della fase due. L'incontro è durato oltre un'ora e mezzo, e Monti è apparso consapevole sia del peso della manovra sia del percorso da fare. "E' stato uno scambio utile", ha assicurato al termine il segretario del Pd. Chi gli ha parlato, riferisce che Bersani è uscito "tranquillizzato", viste anche le parole del ministro Elsa Fornero, sul fatto che il governo non abbia intenzione almeno per ora di toccare le norme sulla "giusta causa". Il leader del Pd ha sollecitato Monti, che come sua abitudine ha ascoltato prendendo appunti, a "fare attenzione al clima sociale e individuare bene le priorità, lasciando da parte falsi problemi come l'articolo 18". Falso problema che poche ore prima aveva bollato come "roba da matti". "Qualcuno in giro pensa che licenziando si crei meglio lavoro, questa è un'assurdità e non credo sia assolutamente nelle intenzioni del governo", ha poi spiegato lo stesso Bersani. "Non intendo che si divaghi sui problemi che abbiamo e che non sono quello li'", ha insistito, "e ho l'impressione che il governo abbia ben presente e sappia che il percorso di dialogo debba essere fatto partendo da problemi reali". E poi, "consiglio di affrontare il tema della riforma del mercato del lavoro in un meccanismo di dialogo sociale". Con Monti, Bersani è entrato nel dettaglio su una serie di possibili leve di crescita economica, e pur ribadendo "l'assoluta lealtà" al governo ha rivendicato il diritto del Pd "a chiarire le proprie idee". Ha parlato di "ambiente ed efficienza energetica, e di allentamento del patto di stabilità interno". Se per esempio, ha spiegato Bersani, "si consentisse ai Comuni di avviare piccole opere pubbliche, si potrebbero creare subito posti di lavoro". E poi le riforme, ma su questo Bersani ha fatto appello ai partiti che sostengono il governo e non solo. "Bisogna darsi un'agenda sui temi istituzionali, elettorali e della politica", ha detto, "siamo pronti a confrontarci". Di certo, il 2012 deve essere "un anno di cambiamento". I partiti dunque si devono muovere insieme, ma nelle sedi proprie che sono le aule parlamentari e senza cabine di regia. Su questo Bersani ha fatto muro. "Il regista ce l'abbiamo già, lasciamo stare la cabina...", ha chiarito. Il tema è non formalizzare una sorta di secondo livello di governo. Detto questo, Bersani si vede, si sente e continuerà a farlo con Pier Ferdinando Casini e Angelino Alfano. E si è dato appuntamento a breve anche con Monti.

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