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Verso la fiducia anche al Senato

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L'aula del Senato

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I tempi stringono. Mentre il dibattito sull'articolo 18 accende lo scontro tra governo e parti sociali, il decreto «salva-Italia» prosegue, svelto, il suo iter parlamentare. Gli emendamenti depositati dai partiti alle Commissioni bilancio e finanze del Senato entro il termine di scadenza, scaduto ieri alle 12, sono 180 (46 dell'Idv, 60 della Lega, cui si aggiungono quelli di Coesione nazionale e di singoli senatori di Mpa, autonomie e Pdl), ma non cambieranno di molto la sostanza del provvedimento. La manovra, infatti, è blindata. A lasciarlo intendere è stato proprio il governo, durante la replica in Commissione, secondo quanto riferito dal relatore per la Bilancio, Paolo Tancredi (Pdl): «Il governo - ha spiegato - ha lasciato intendere che non ci saranno modifiche». La fiducia sul provvedimento si dà ormai quasi per scontata. «Credo che la fiducia ci sarà. L'impegno è dare un segnale immediato con l'approvazione. Non ci sono i tempi per una terza lettura e sarebbe un segnale negativo - spiega Paolo Giaretta, senatore del Pd - Questo non è un punto di arrivo, la manovra - sottolinea - non è l'ultimo atto del governo Monti». Il vice ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, sembra confermare le impressioni avute dai senatori in Commissione a palazzo Madama: a chi gli chiede se sono possibili modifiche, risponde: «No, vedremo più avanti. Per ora c'è stata una valutazione generalizzata, un'ottima discussione. Ne usciamo con molti spunti». In attesa della «fase due», il decreto «salva-Italia» arriverà in Aula stamattina alle 9.30 per essere approvato entro Natale, come promesso ai leader europei. Respinti, quindi, tutti gli emendamenti presentati, o ritirati dagli stessi proponenti. Potranno invece essere accolti dal governo alcuni dei 200 ordini del giorno presentati, 49 dei quali solo dal Pd: vanno dall'asta per le frequenze tv al tavolo per in accordo fiscale con la Svizzera, dal commissariamento della Rai ai lavoratori "precoci". «Le risposte del governo ci hanno confermato la disponibilità ad affrontare a breve una serie di questioni che contribuiranno a far sì che questa manovra si rafforzi nel senso dell'equità, e al tempo stesso sia un primo passo per affrontare poi i temi dello sviluppo, della lotta all'evasione e di quelle riforme strutturali che possono consentire all'Italia di stare in Europa a pieno titolo, alla pari di Francia e Germania», spiega Vidmer Mercatali, capogruppo del Pd in commissione Bilancio. Non è d'accordo la Lega. Roberto Maroni lavora alla costruzione della «fase due» del Carroccio e si dice pronto a scommettere che il governo Monti sarà costretto in primavera ad adottare una nuova manovra, così come preannunciato alcuni giorni fa da Giulio Tremonti. «Questo governo ha sospeso la democrazia - attacca l'ex ministro dell'Interno - i partiti si sono arresi a questa situazione e questa è una grave responsabilità». Ecco perché è sbagliato blindare la manovra. «Abbiamo presentato in commissione solo 60 emendamenti e in Aula ne depositeremo ancor meno: questo vuol dire che non abbiamo nessuna intenzione di fare ostruzionismo - spiega Federico Bricolo - Vogliamo semplicemente confrontarci con gli altri gruppi e modificare questa manovra che riteniamo iniqua. L'auspicio è che il governo prenda atto del nostro atteggiamento costruttivo e si comporti di conseguenza aprendo un dialogo con l'opposizione. Noi purtroppo crediamo - conclude - che invece l'esecutivo intenda privare noi e la stessa maggioranza che lo sostiene del giusto e democratico confronto parlamentare ponendo l'ennesima questione di fiducia. Questo, per quanto ci riguarda sarebbe inaccettabile». Sulla stessa lunghezza d'onda l'Idv. «Così com'è, lo ribadiamo, la manovra è invotabile. Il Gruppo IdV al Senato ha 46 emendamenti e 4 Odg per proporre interventi mirati che consentono di recuperare le risorse evitando di svuotare del tutto le tasche degli italiani, già tartassati oltre misura», attacca il capogruppo Felice Belisario. Oggi il confronto si sposta in Aula.

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