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La spesa previdenziale cresce ancora. Nel 2010 a 191 miliardi (+2,7%)

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Esia in grado di fermare la crescita della spesa previdenziale che i tagli intervenuti negli ultimi anni non hanno ancora messo a freno. A evidenziare che il costo complessivo delle erogazioni non accenna a ridimensionarsi è stato l'Inps. Secondo l'istituto guidato dal presidente Mastrapasqua la spesa pensionistica complessiva, comprensiva delle indennità di accompagnamento agli invalidi civili, è passata da 186,1 miliardi di euro nel 2009 a 191,2 miliardi di euro nel 2010 con un aumento di 5 miliardi (+2,7%). Lo si legge nel bilancio sociale dell'Inps presentato ieri a Roma. L'aumento è localizzato sostanzialmente nella spesa previdenziale, mentre quasi uguale a quella del 2009 è risultata quella assistenziale. Le pensioni previdenziali in pagamento alla fine del 2010 erano 9,4 milioni assegni di vecchiaia, anzianità e prepensionamenti, 3,8 milioni quelle pagate ai superstiti e 1,5 milioni di trattamenti di invalidità. L'importo medio di tutte le pensioni di vecchiaia in essere è di 609 euro, mentre quelle di anzianità valgono in media 1.473 euro al mese. La differenza - si legge nel bilancio sociale Inps - «è spiegata dal fatto che le pensioni di vecchiaia hanno un'anzianità contributiva molto più bassa di quella delle pensioni di anzianità che sono godute con un minimo di 35 anni di contribuzione». Le pensioni di anzianità sono pagate per l'81% a uomini mentre quelle di vecchiaia hanno un rapporto ribaltato con il 66% pagato alle donne. L'Inps evidenzia «una profonda differenziazione di genere nella condizione previdenziale. Infatti, «mentre il valore medio di una pensione di anzianità maschile è di 1.552 euro mensili, per le donne sfiora i 1.130 euro». Le donne sono grande maggioranza, nelle pensioni di vecchiaia ma percepiscono di media 547 euro mensili contro i 749 dei maschi a causa di percorsi lavorativi e contributivi più brevi o meno retribuiti. L'istituto previdenziale ha anche scattato una fotografia della popolazione lavorativa attiva registrata dalle posizioni contributive aperte. Dai dati risulta che i lavoratori dipendenti nel settore privato sono diminuiti nel 2010 dell'1,6% rispetto a un anno prima ma per i giovani under 30 si è registrata una vera e propria debacle con il 9,2% in meno al lavoro con un contratto regolare rispetto a un anno prima. Nel sistema ci siano sempre meno operai e apprendisti mentre resistono gli impiegati. La ragione è da ricercarsi nella crisi economica e nel freno alla produzione per quanto riguarda gli operai ma anche al sostanziale blocco delle assunzioni che penalizza i più giovani.

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