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Fioroni: diamo fiducia al premier

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Responsabilità ma anche lo sguardo al futuro. Perché se le misure che il governo Monti metterà nero su bianco tra un paio di giorni si annunciano pesanti per i cittadini, Giuseppe Fioroni, leader della componente popolare del Pd, sprona ad avere fiducia. Verso il nuovo premier, verso l'Europa e anche verso il segretario Democratico Bersani che, precisa il deputato, ha scelto l'interesse generale al suo personale. Fioroni tende la mano al Pdl e invita l'Ue ad aprirsi ai cittadini, a costruire una politica comune per evitare che abbiano la meglio «le furbizie» dei singoli Paesi.   Onorevole Fioroni, lunedì Monti presenterà i provvedimenti per evitare il fallimento del Paese. È preoccupato per le conseguenze? «Dobbiamo impegnarci tutti per salvare il nostro Paese. Serve responsabilità e uno sforzo complessivo anche per dare un messaggio di speranza per il futuro, per la vita dei nostri figli». D'accordo. Ma non crede che ci sia il rischio di tensioni sociali? «Infatti questa volta politica e forze sociali devono metterci la faccia, essere corresponsabili delle scelte che farà il governo. Non si può sempre dare la sensazione che "o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra". Non a caso sono tra quelli che hanno insistito affinché Monti incontrasse sindacati e forze produttive. Stavolta nessuno può girarsi dall'altra parte. Certo le soluzioni migliori devono mettere insieme il rigore e lo sviluppo. E una volta tanto i politici hanno fatto il primo passo». Si riferisce al taglio dei vitalizi. Ma pensa che basti o che si debba continuare sulla strada della riduzione dei privilegi e degli sprechi? «L'abolizione dei vitalizi è stata significativa, soprattutto sul piano simbolico: è in linea con i sacrifici richiesti al Paese. Ma serve una dieta per lo Stato. Non possiamo mantenere decine e decine di enti, di Province, di Regioni, di consorzi. L'arroganza dell'inutilità costa molto di più dell'efficienza del servizio». Avete messo dei paletti al governo Monti? «Sono tra quelli che hanno lavorato per la soluzione di un esecutivo Monti, non metto paletti. Piuttosto mi sforzo di contribuire a far sì che l'equità e la crescita s'incrocino con il rigore. L'idea di fondo dovrebbe essere quella di far contribuire di più quelli che hanno di più».   Il Pd non si troverà in imbarazzo a votare, ad esempio, il taglio delle pensioni? «Ovviamente dipende da come interverranno sulle pensioni. Ma qui non si tratta di una manovra per avere liquidità ma per dare benefici ai nostri figli. Credo che ogni genitore sia pronto a dare qualcosa in più affinché i figli abbiano più sicurezze. Sono convinto che governo e forze sociali troveranno modalità adeguate. Per quanto riguarda il Pd, ho sentito molti parlare della necessità di un congresso nazionale: non serve, nella quotidianità delle scelte di merito che il governo Monti ci proporrà si vedrà chi vuole sostenere davvero il Paese e chi no». Non crede che la diarchia Sarkozy-Merkel stia mettendo all'angolo l'Italia? «Intanto con Monti siamo riapparsi all'orizzonte europeo. Poi credo che con lui saremo importanti. Il nodo politico è un altro: abbiamo costruito la moneta unica ma non abbiamo creduto a una politica comune. Ora dobbiamo colmare la mancanza di partecipazione e democrazia. È arrivato il momento che i cittadini eleggano il presidente della Commissione europea». Si aspettava che i mercati fossero più clementi con Monti? «Ho sempre sostenuto che la crisi era grave a prescindere da Berlusconi che però era un'aggravante, visto che non solo l'ha peggiorata ma pure negata. Abbiamo quasi 2 mila miliardi di debito, dobbiamo ridurlo». Alcuni politici si preoccupano non solo di quanto resterà in carica il governo ma anche che i «tecnici» potrebbero candidarsi alle prossime elezioni. Crede che Monti e i suoi ministri potrebbero diventare «politici»?  «Intanto un governo è sempre politico. Poi l'esecutivo guidato da Monti sfida la politica, che deve riacquisire credibilità. Infine non si può certo impedire a qualcuno di fare la propria parte». Venti giorni fa Berlusconi ha fatto un passo indietro. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha lavorato per un governo tecnico anche se avrebbe avuto più interesse ad andare alle elezioni anticipate. Ora, presumibilmente, passerà un altro anno e mezzo. Crede che Bersani sarà ancora in pista o che sia destinato a «tramontare»? «Bersani è una persona perbene e seria, che ha scelto l'interesse generale piuttosto che il suo personale. E le persone serie non vanno mai in soffitta». Eppure tanti vorrebbero che il governo si sfasciasse e che si andasse a votare... «Lo so. Il partito del voto anticipato è sempre lì, lavora nell'ombra e rifiuta qualsiasi responsabilità. Va sconfitto».

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