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Le due verità degli indagati sulle false fatturazioni

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C'èchi cade dalle nuvole e chi non guarda in faccia nessuno. Nell'inchiesta sugli appalti Enav spuntano nomi di politici, di imprenditori, di amministratori delegati e presidenti di grandi società, tutti coinvolti, come indagati o come persone informate sui fatti, in un presunto giro di mazzette. Molti si sono già seduti davanti al pm romano Paolo Ielo per difendersi dalle contestazioni penali o per ricostruire come avvenivano i «contatti» tra politica e imprenditori. Ieri è stata un'altra giornata di interrogatori. Ascoltati dal gip Anna Maria Fattori due indagati: il direttore tecnico di Selex, Manlio Fiore e il commercialista Marco Iannilli, finiti in cella con l'accusa di frode fiscale. Decisamente differenti le versioni dei due indagati. Il primo ha respinto con fermezza l'accusa di aver emesso fatture false per oltre un milione di euro. E avrebbe detto di non essersi mai occupato dei lavori in Qatar relativi all'emissione di tre fatture legate, per i pm, a operazioni inesistenti. Il secondo, invece, avrebbe confermato ieri in carcere di aver emesso fatture false per lavori mai eseguiti. Iannilli ha confermato che l'obiettivo della frode, attraverso il meccanismo della sovraffatturazione, era la creazione di «fondi neri» destinati a pagare quelli che, nella gestione degli appalti e subappalti, affidavano lavori alla sua società, la «Arc Trade». La decisione del commercialista di «collaborare» con gli inquirenti potrebbe convincere i due difesori a chiedere a breve la scarcerazione. In questa vicenda, comunque, ci sarebbe stato anche qualcuno che non ha ceduto alle proposte di denaro in cambio di favori. Tra questi, secondo quanto riferito al pm da Di Lernia il 12 settembre scorso, Fausto Simoni, un dirigente Enav che per l'ex amministratore delegato Guido Pugliesi sarebbe stato un «problema». «Ricordo che in una circostanza - è il racconto di Di Lernia - Selex mi mandò nell'ufficio di un dirigente, impermeabile alle richieste di Selex e impermeabile a ogni tipo di offerta di tangenti, per cercare di disincagliare la situazione. Vi andai e mi manifestò le sue ragioni, devo dire valide, tentai di offrirgli del denaro, facendogli capire la mia disponibilità in tal senso, ma mi resi conto che non avrebbe accettato nessuna retribuzione. Devo dire che più volte Pugliesi mi disse di sistemare la faccenda con tale dirigente, perché per lui rappresentava un problema». Gli interrogatori non sono comunque ancora terminati. Domani, infatti, si dovrà sedere davanti al gip l'ex ad di Enav Pugliesi, che si trova ai domiciliari, accusato dall'imprenditore Tommaso Di Lernia di aver consegnato 200 mila euro, a febbraio dello scorso anno, a Giuseppe Naro, segretario amministrativo dell'Udc. La procura di Roma «non è mai arrivata da nessuna parte»: non è Milano, dove «la Boccassini quando ci mette le mani sopra...». In un'intercettazione - agli atti dell'inchiesta Enav - l'ex ad Pugliesi e il responsabile dell'audit Gianpaolo Pinna parlano della situazione delle indagini che li riguardano nella Capitale: «Il pm Ielo era il ragazzo di bottega del pool» di Milano. E ancora: Pugliesi, «è stato nominato in prima battuta sotto un governo di centrodestra, riconfermato nel governo di centrosinistra, nel quale il suo interlocutore era il ministro Bianchi e poi riconfermato dal governo di centrodestra. Per quanto ne so si colloca prima nell'area Udc, poi nell'area Pdl. È molto vicino all'onorevole Baccini», ha invece detto ai pm Claudio Salvati, assunto proprio dall'ad in Enav e licenziato nel 2007.

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