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Ora Merkel trema e vuole salvare l'euro

Il cancelliere tedesco Angela Merkel

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La pressione si fa sempre più intensa perché sia la Banca centrale europea, alla fine, a risolvere la crisi del debito mettendosi a stampare moneta. A muoversi ieri è Parigi, il cui spread è ormai a livelli di guardia. Dal cancelliere tedesco Angela Merkel arriva un'apertura a rivedere i trattati e cedere poteri di bilancio all'Unione europea: una riforma che renderebbe l'Europa federale come gli Stati Uniti dove la Fed, appunto, da tre anni acquista titoli di Stato con moneta fresca. «Confidiamo che la Bce prenderà le misure necessarie per assicurare la stabilità finanziaria in Europa», ha detto ieri il ministro del Bilancio, Valerie Pecresse. Sono in molti a chiedere che la Bce, alla fine, tiri fuori il bazooka del «quantitative easing», facendosi prestatore di ultima istanza, come la Fed. La scorsa settimana lo aveva auspicato l'allora premier italiano Silvio Berlusconi, ieri è tornato a chiederlo Enda Kenny, primo ministro irlandese. Un'offensiva che continua a scontrarsi con la granitica opposizione della Bce e, in particolare, della potente Bundesbank tedesca: togliere dai guai Atene, Roma e forse domani anche Parigi creerebbe un incentivo a indebitarsi ancor di più. La responsabilità primaria a risolvere la crisi - ha ribadito il presidente della Bce Mario Draghi - è dei governi. Ma qualcosa comincia a muoversi nel senso di una soluzione europea alla crisi che vada oltre il fondo salva-Stati (Efsf), un'arma spuntata, e l'idea degli eurobond, ieri nuovamente bocciati da Berlino e sempre meno allettanti visto che anche la Francia rischia ormai il suo rating AAA. Ieri la Merkel ha fatto un'apertura senza precedenti a una riforma dei trattati europei, dicendo che per difendere l'euro i tedeschi sono pronti «a cedere parte della loro sovranità». Per Berlino il sentiero è strettissimo (deve fare i conti con un'opinione pubblica sempre più ostile all'Europa e con la Bundesbank). Ma il tentativo è chiaro: spingere verso una sorveglianza europea rafforzata sui bilanci nazionali per evitare il ripetersi del dissesto del debito attuale. Arrivando persino a un bilancio federale Ue che includa prerogative finora nazionali. Una novità che toglierebbe molti argomenti a chi si oppone a un definitivo salvataggio europeo dei Paesi iper-indebitati. Che la soluzione, poi, possa arrivare dalla Bce è tutta da vedere: occorrerebbe una riforma dei trattati. Ma è proprio su una riforma dei trattati che insiste la Merkel: i trattati «non permettono alla Banca Centrale Europa di poter risolvere i problemi dell'eurozona», ha detto oggi il cancelliere. Di certo l'intensificarsi della crisi, che dopo l'Italia sembra voler contagiare la Francia e molti Paesi a «tripla A», sta facendo sorgere un dibattito anche in Germania. Giusto ieri Peter Bofinger, uno degli economisti consiglieri della Merkel, ha ammesso che alla fine potrebbe toccare alla Bce fare da «argine finale» alla peggior crisi dal dopoguerra. Molti sui mercati sembra puntarci. E un «quantitative easing» all'europea aiuterebbe anche la Fed, facendo deprezzare l'euro e permettendo così a Bernanke di riaprire i rubinetti della liquidità facile per la terza volta dal 2008. Forse anche per questo il presidente Barack Obama è in pressing sull'Europa, che ai suoi occhi ha solo un problema «di volontà politica». Ma l'esperienza degli Usa, inondati di liquidità ma ciononostante alle prese con un'economia da quattro anni alle prese col rischio-recessione, mostra che le banche centrali non sempre risolvono alla radice il problema del debito.

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