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La ricetta di Monti contro la crisi: "Più sacrifici e stop ai privilegi"

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Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e Mario Monti

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«Le richieste dell'Europa e della comunità internazionale all'Italia, in termini di risanamento dei conti e di stimolo allo sviluppo, sono quello che dovrebbe essere chiesto ad ogni Paese, per una maggiore crescita, che deve avvenire non da ulteriori prestiti, ma attraverso la rimozione degli ostacoli alla crescita stessa». In queste parole pronunciate a Berlino, dopo un convegno, prima di volare a Roma e salire al Quirinale per un incontro con il presidente Giorgio Napolitano (una visita di cortesia dopo la nomina a senatore a vita, ha precisato il Colle), c'è racchiuso in nuce quello che sarà il programma di governo di Mario Monti. Oggi Monti sarà in Aula in Senato per partecipare alla seduta di approvazione della legge di Stabilità e di sicuro darà altre indicazioni. Il possibile prossimo presidente del Consiglio ieri ha lanciato un messaggio all'Europa e lo ha fatto, singolare coincidenza, proprio a Berlino, ovvero nella città da cui è partito l'attacco a Berlusconi e al suo governo. Monti stabilisce quindi subito un asse con il cuore dell'Europa sottolineando che, quando sarà a Palazzo Chigi, le linee guida del suo programma saranno improntate al rispetto rigoroso di quello che l'Europa chiede all'Italia. L'economista Giacomo Vaciago rivela che «sono quattro mesi che Monti lavora al programma, ormai è pronto, anche se nessuno ha avuto il coraggio di dirlo al presidente del Consiglio». «Non nego che abbiamo un enorme lavoro da fare» ha detto precisando che occorre mettere insieme tutte le forze politiche per compiere «sforzi impopolari». L'Italia, ha detto ieri a Berlino, «è al centro dell'Europa, politicamente e storicamente» e il Paese «non può ignorare le sue responsabilità come fondatore della Ue». L'accento di Monti è alla crescita che «ha bisogno di riforme strutturali nella forma della cancellazione dei privilegi e delle rendite di fatto di tutte le categorie della società». Il problema è che «ognuno naturalmente protegge quanto ha». Difende la moneta unica. «L'Italia sta ancora beneficiando dell'euro, perchè i benefici non sono solo un flusso di denaro al mese o all'anno, ma un lascito per la vita. Se l'Italia non avesse aderito all'euro avremmo già ora una storia di 12 anni di più inflazione, politiche meno disciplinate, e meno rispetto per le generazioni future». La strada da seguire è obbligata. «Non ci sono molte divergenze su ciò che bisogna fare», ha spiegato il neo senatore a vita, secondo il quale la crescita va favorita «non prendendo in prestito più denaro, ma rimuovendo le cause che la ostacolano». Qualche giorno fa, parlando invece a Roma Monti ha sottolineato che per uscire dall'impasse «servono formule di governo economico che consentano di mettere tutte le forze politiche in grado di contribuire ad uno sforzo impopolare nel breve periodo ma che genererà miglioramenti nel lungo». Nel sottolineare che la questione è di passare da «una politica a un'altra politica», Monti ha spiegato che questo serve «per risolvere i problemi che l'Italia ha e che si riflettono in un limitato appeal dei titoli di Stato». A suo giudizio, occorre «sperare in un altro tipo di politica che quando ci sono problemi riconosca la loro esistenza guardando in avanti, anzichè, come forse è la tendenza naturale di un uomo politico, negare l'esistenza della realtà». Dunque, trasparenza, verità, pragmatismo. Parole d'ordine che sintetizzano intenzioni che presto potrebbe essere chiamato a mettere in pratica. A partire dalla comunicazione verso l'opinione pubblica, che dovrà cambiare. «È molto negativo» non preparare i cittadino «al fatto che occorrono certi sacrifici, ma soprattutto rinunce di alcune categorie a privilegi ben radicati, che sono freni al mercato e alla concorrenza».

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