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Sarkozy rlancia il doppio euro

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Monsieur Sarkò rilancia la divisione in due dell'Europa e si prenota un posto in prima classe. Il Presidente francese ieri è infatti tornato a parlare della sua visione di «un'Europa a due velocità», dove i paesi dell'Eurozona accelerano e rafforzano il processo di integrazione, mentre un numero sempre maggiore di paesi fuori dal Blocco monetario procede verso l'Unione europea. «Siamo in 27. È evidente che nel corso del tempo dovremo includere anche i Balcani. Quindi diventeremo 32, 33, 34. Nessuno crede che il federalismo, integrazione totale, sia possibile con 33, 34 o 35 stati», ha detto Sarkozy parlando ad alcuni studenti francesi a Strasburgo. «È evidente che ci sarà un'Europa a due velocità: una prima che guarda a una maggiore integrazione nell'Eurozona, mentre una seconda verso l'Unione europea». Il presidente ha poi ripetuto che permettere alla Grecia di entrare nell'euro «è stato un errore e che l'Italia, in questi giorni al centro dell'attenzione dei mercati, non riuscirà a scampare a severi programmi di austerità». Sulla necessità di una rivoluzione è intervenuta in mattinata anche la Merkel, se pur non così direttamente come il collega francese. «È arrivato il tempo per un passaggio di rottura verso una nuova Europa», ha detto la cancelliera tedesca a Berlino, in occasione delle celebrazioni per l'anniversario della caduta del Muro, il nove novembre del 1989. Merkel si è espressa con decisione a favore di un cambiamento dei trattati dell'Ue e di una svolta nella politica europea. La Cdu, il partito della Cancelliera, sta discutendo di un progetto di risoluzione per permettere a uno Stato di uscire dalla zona euro senza uscire dall'Ue spiega il quotidiano economico Handelsblatt in edicola oggi. E proprio l'attuale situazione deve essere occasione per il cambiamento. «Non sono più sufficienti le dichiarazioni di buone intenzioni», ha poi aggiunto. «Non si tratta più solamente di una soluzione della crisi del debito, ma di una svolta verso una situazione più sostenibile», ha chiosato la leader. L'alternativa potrebbe dunque essere quella di formare un'area euro più ristretta, formata da stati membri più stabili, escludendo i paesi della periferia. Secondo quanto rivelato ieri dall'agenzia Reuters, le autorità politiche tedesche e francesi ne hanno discusso parecchio negli ultimi mesi. «Francia e Germania hanno intrattenuto colloqui intensi su questa questione, a tutti i livelli», secondo quanto riferito a Reuters da un funzionario Ue che ha chiesto di restare anonimo. Ieri la moneta unica ha intanto perso terreno nei confronti della valuta Usa bucando quota 1,36 dollari dopo che la situazione di crisi politica, prima che finanziaria, italiana ha messo in ginocchio le borse, facendo ampliare sopra la soglia di pericolo serio i rendimenti dei Btp decennali e degli spread rispetto al rendimento omologo tedesco.Il progetto del doppio euro, del resto, non è più un tabù. L'ipotesi è comparsa di recente nei report delle banche d'affari più blasonate nel calderone delle possibili way out alla crisi. In sostanza, la zona euro potrebbe essere divisa in due con altrettante monete. La Germania sarebbe il cuore di un gruppo, insieme a Finlandia, Olanda e Austria. Inoltre gli Estoni, anche loro potrebbero essere in corsa. Spagna, Italia e Portogallo formano il nucleo del secondo gruppo, con la Slovenia e la Slovacchia come possibili candidati. Quanto a Irlanda e Grecia, potrebbero semplicemente scegliere di uscire. L'incognita principale è sempre stata cosa farebbe la Francia. Per molti versi appartiene al primo gruppo, ma i legami culturali con l'Europa meridionale e le ambizioni politiche sul Mediterraneo potrebbero far sì che il paese decida di condurre il secondo gruppo. Se non si trattasse di un divorzio definitivo, ma di una separazione temporanea, la partecipazione francese con il Sud avrebbe anche ragioni politiche. E il termine «asse franco-tedesco» guadagnerebbe un significato nuovo. E questo, monsier Sarkò, che sghignazza del brutto anatroccolo Berlusconi con la Merkel, lo sa bene.

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