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Berlusconi: "Abbiamo i numeri Il ribaltone è sventato"

Silvio Berlusconi

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Si gonfia il petto e annuncia: «Noi siamo ancora maggioranza in Parlamento, abbiamo verificato con numeri certi». È già ora di pranzo quando Silvio Berlusconi interviene telefonicamente a una manifestazione organizzata da Azione popolare di Silvano Moffa. Ci tiene a spiegare che i numeri ci sono. Ripete: «Abbiamo verificato con precisione in queste ore». Ribadisce il premier che intende andare avanti. Perché l'approvazione delle misure concordate con l'Europa «è un obiettivo prioritario che tutte le forze politiche del governo» e che tutti «dovrebbero condividere, per queste ragioni ho affermato che i nostri amici che lasciano in questo momento la maggioranza compiono un atto di tradimento non verso di noi ma verso il Paese», insiste il capo del governo. «Nonostante queste defezioni - assicura il premier - io continuo a ritenere che possano rientrare e me lo auguro proprio». Il Cavaliere è convinto che «alcune prese di posizioni» degli scontenti sono frutto del fatto che «qualcuno non si sente nella possibilità di prendere parte ai processi decisionali» in Parlamento «come vorrebbe». E per questo si sente ancora convinto di poterli recuperare. Il punto vero, tuttavia, è un altro. E a spiegarlo è lo stesso Berlusconi quando sottolinea che «in questa legislatura non potranno esserci governi contrari al mandato uscito dalle urne nel 2008. Noi intendiamo governare fino al termine della legislatura, se questo non fosse possibile la parola non potrà che tornare al popolo sovrano». Significa che il premier ha parlato più volte in questi giorni con i dissidenti. Ed è certo che chiedono un'azione più decisa del governo. Mentre recupera qualche voto ne perde un altro: Gabriella Carlucci è passata all'Udc. Aveva avuto uno scontro durissimo con una sua collega, l'ex attrice e ora deputata del Pdl Fiorella Ceccacci, sulla legge di riordino dello spettacolo. L'addio della Carlucci torna a seminare il panico della maggioranza perché siamo ai dissensi personali e non più di gruppi organizzati; e dunque molto meno controllabili. Ancora più stretto si fa il pressing sui Radicali, che potrebbero arrivare in soccorso sulle scelte economiche. Da domani si entra nella fase calda. Si vota il Rendiconto generale dello Stato, già bocciato una volta. Non ci dovrebbero essere grandi problemi perché il Colle non vuole storie.   Così l'opposizione ha scelto che quasi certamente si asterrà. Per la maggioranza l'onere di dimostrare di essere almeno a quota 316, ovvero di avere la metà più uno dei deputati. Stando a quello che fa girare l'Udc il Cavaliere potrebbe contare solo su 307-310 voti. Se le astensioni o i voti contrari fossero superiori a quelli favorevoli, Terzo Polo, Pd e Idv potrebbero decidere di presentare una mozione di sfiducia. Ad imporla comunque potrebbe essere lo stesso Napolitano. Qualunque sarà il risultato, Berlusconi giocherà d'anticipo e presenterà subito il maxiemendamento alla legge di Stabilità, chiedendo anche la fiducia. La legge di Stabilità è attualmente al Senato, dove il centrodestra non ha al momento problemi nonostante le uscite di Pisanu e Vizzini. Se la maggioranza ha i numeri a palazzo Madama, il Cavaliere avrebbe incastrato la situazione rendendo di fatto impossibile il ribaltone, la nascita di un governo di segno opposto, anche se alla Camera il centrosinistra dovesse essere sopra quota 316. A quel punto, è il ragionamento che si fa a palazzo Grazioli, il presidente della Repubblica non potrebbe dare un mandato a un altra persona che non sia Silvio Berlusconi. Spiega Mario Baccini, un dc che è nel Pdl ma dialoga con Casini: «Guardate, Pier sta conducendo un bluff. Sa che molti nel nostro partito non vogliono andare a votare e gli sta assicurando che se cade Berlusconi si fa un altro governo e si va fino al 2013. Non è così. Lui lo sa benissimo. Sa perfettamente che ci sono degli impegni europei che il centrosinistra non voterebbe mai, non c'è spazio per fare un'altra maggioranza. E, inoltre, anche lui preferisce andare a votare con questa legge elettorale». Berlusconi l'aveva detto nella telefonata a Moffa: «Nessuno, in Parlamento, è in grado di mettere insieme una credibile maggioranza alternativa». Il pressing intanto va avanti. Proprio alla kermesse di Moffa, il segretario del Pdl Angelino Alfano aveva spiegato: «Quando si parla di governi tecnici o di responsabilità nazionale sono tutti sinonimi di "ribaltoni" altre espressioni per dire sempre la stessa cosa: mandare a casa chi ha vinto le elezioni e far governare chi ha perso». La Lega sembra essere più avanti. Dice Roberto Maroni partecipando a Che tempo che fa: «Non basta una maggioranza ampia, serve una maggioranza coesa, convinta delle cose da fare. Se sul voto di fiducia sulle cose da fare, sugli impegni presi con l'Ue ci sarà una maggioranza compatta, bene; altrimenti prenderemo atto che la maggioranza non c'è più e a quel punto lì la strada migliore è quella di nuove elezioni». E aggiunge: «Le notizie di poco fa mi fanno pensare che la maggioranza non c'è più ed è inutile accanirsi». Più esplicitamente il ministro dell'Interno: «Ma i problemi non vengono dalla Lega le notizie sono di fughe dal Pdl: io ho grande stima e amicizia di Angelino Alfano e sono certo che lui si rende conto della gravità della situazione e mi auguro ci sia una iniziativa per evitare di arrivare in parlamento a fare la fine di Prodi». Un invito esplicito: non aspettare di farti sfiduciare in Parlamento bensì dimettiti. Ma Berlusconi insiste: già una volta ci assicurarono il voto e ci andammo due anni dopo...

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