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Degli scontenti nessuna traccia

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Il giallo continua. E, dopo la lettera degli «scontenti anonimi» che suggerivano al premier di cedere lo scettro, è il giorno degli «anonimi noti». Ebbene sì, sembra uno scherzo. E invece è tutto vero. Sono bastate un po' di parole messe nero su bianco su un pezzo di carta senza data e senza firme per aprire un caso politico. E se il giallo della lettera fantasma si allarga allora meglio riderci sopra come hanno fatto gli «anomini noti» pubblicando su Caravella.eu, rivista vicina alla fondazione Cristoforo Colombo presieduta da Claudio Scajola, una lettera dai toni volutamente ironici. E la differenza di stile la si evince fin dall'intestazione della missiva dove al «Caro presidente Berlusconi» dei fantomatici «scontenti», gli scajolani, accusati di essere gli ipotetici artefici dell'offensiva anti-Cav, preferiscono l'amichevole «Caro Silvio». Un incipit al quale gli «anonimi noti» dopo aver ribadito la loro preoccupazione «per le sorti del centrodestra» fanno seguire un'offensiva a chi avrebbe voluto tacciarli per traditori: «Da queste parti sincerità e lealtà sono le cifre di uno stile politico che tu (Berlusconi, ndr) conosci bene. Ci interessa soltanto vedere che i popolari europei vincano le elezioni, non le finte lettere anonime che ci vengono attribuite per un giochetto di quarta categoria della comunicazione». Basterebbe questo a chiudere la questione. Una smentita solenne che arriva dopo quelle fatte singolarmente da quasi tutti i parlamentari «dissidenti» ritenuti i responsabili della lettera, e invece no. La questione continua ad agitare l'intero agone politico dove, da una parte, il Pdl cerca spiegazioni su come sia possibile che le agenzie di stampa abbiano dato credito a notizie anonime e, dall'altra, le opposizioni che sono pronte a sostenere che la maggioranza, cercando di ottenere le dovute smentite al caso, tenti si censurare l'attività giornalistica. Così ecco che è proprio Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera a pretendere le scuse dell'Ansa che giovedì aveva dato notizia della lettera degli «scontenti»: «A questo punto si pone un problema assai delicato e serio. Fermo restando l'assoluto diritto dei giornalisti di pubblicare notizie in loro possesso, non possiamo che contestare la diffusione di lettere anonime, a maggior ragione se a farlo è la principale agenzia di stampa italiana. Né si può pensare che siamo in presenza di una legittima protezione delle proprie fonti. In definitiva, o si fanno nomi e cognomi di quanti hanno effettivamente firmato la lettera, oppure la stessa lettera non esiste in quanto potrebbe averla scritta chiunque. Ci aspettiamo quindi una smentita da parte dell'organo di stampa che l'ha diffusa anche perché in caso diverso si creerebbe un precedente assai pericoloso». Una nota inviata alle agenzie e che l'Ansa ha messo in rete alle 14.59 di ieri. Esattamente due minuti dopo, alle 15.01, ecco la replica della direzione dell'agenzia: «Il documento diffuso ieri (giovedì, ndr) dall'Ansa è stato consegnato ai colleghi della redazione parlamentare da un deputato del Pdl al quale gli autori della lettera avevano chiesto la firma. L'Ansa ha ritenuto di pubblicare la notizia considerandola rilevante per l'evoluzione della situazione politica così come hanno fatto altre agenzie, telegiornali, siti web e quotidiani. L'Ansa ha contestualmente dato conto che l'iniziativa era in divenire ed ha precisato che non era possibile sapere, al momento, chi avesse firmato la lettera fornendo così a tutti gli elementi per una attenta valutazione. Naturalmente l'Ansa tutela le fonti, spetta eventualmente ai promotori dell'iniziativa assumerne la paternità». E così, la caccia al fantomatico Mister x si è immediatamente aperta con tanto di appello del Pdl: «Quando qualcuno, se mai esiste, deciderà di uscire dal comodo anonimato e avrà il coraggio di mettere la sua faccia di fronte ad una legittima - anche se non condivisibile - posizione politica, allora ne prenderemo atto». In altre parole, visto che la lettera è anonima, meglio non curarsene. Anzi, se si può, meglio ironizzarci sopra come ha fatto Gaetano Quagliariello (Pdl) che ha paragonato la lettera a «un inedito di Pirandello: nessuno l'ha scritta, nessuno l'ha firmata». Eppure in serata qualcuno che quella lettera l'ha quantomeno vista si è fatto avanti. Si tratta del senatore Giuseppe Saro (che giovedì contattato da Il Tempo aveva detto: «Di quella lettera non ne so nulla») e di Roberto Antonione, deputato «critico» del Pdl che ammette: «Io quella lettera l'ho vista ed i colleghi con i quali ne ho parlato ne condividono l'impianto politico». Fonte attendibile? Certamente sì, anche se ieri in un'intervista a Repubblica lo stesso Antonione dichiarava: «Di questa lettera non ne so niente». È invece l'opposizione a non perdere l'occasione per attaccare il Cav. E così la «lettera fantasma» attira le bramosie sia di Enrico Letta che suggerisce al Pd di fare da sponda ai "malpancisti del Pdl" che dell'Idv Felice Belisario per il quale la maggioranza «pur di nascondere le difficoltà interne al governo, pretende che i mezzi di informazione nascondano le notizie». A questo punto non resta che chiudere con l'ironia di Giancarlo Mazzuca (Pdl): «Se la missiva è mai esistita evidentemente ha trovato i suoi autori spiazzati dal successo di un'altra lettera, quella certamente autentica, scritta dal Governo e che trova il consenso dell'Ue». Questa, con buona pace di Belisario, è una notizia.

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