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La nuova destra secondo le donne

Daniela Santanchè, Movimento per l'Italia

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Marine Le Pen e Daniela Santanché: le due pasionarie della destra. Da una parte la leader del Front national, candidata all'Eliseo alle prossime elezioni presidenziali francesi e figlia del fondatore del partito Jean-Marie. Dall'altra il sottosegretario per l'Attuazione del programma e leader del Movimento per l'Italia. In mezzo Vittorio Feltri, a servire il menù della discussione in una saletta della sede di Borsa Italiana a Milano. Una raffica di domande rivolte alle due signore, in piena sintonia fra loro e non solo per l'età (classe 1961 Daniela, 1968 Marine), i tacchi (altissimi) e per il tailleur (in verde scuro la Santanché, in nero la Le Pen). Le due condividono il patriottismo, l'aspirazione a un'Europa delle nazioni, i timori per l'immigrazione e la posizione sui temi bioetici. Marine chiama la collega «Danielà» alla francese. Daniela annuisce, condivide e lancia assist alla «signora Le Pen». Entrambe, adorano essere al centro dei riflettori. Daniela imperversa nei talk show difendendosi con le unghie. Marina, a differenza del padre, è onnipresente su tv e riviste femminili, sempre ben attenta a evitare le derive razziste e antisemite di Jean-Marie con discorsi semplici e pragmatici (basta con l'euro, basta con gli immigrati) che la piazzano da mesi intorno al 20% dei consensi previsti per il primo turno delle presidenziali 2012.Non casuale il carnet di argomenti messo sul tavolo da Feltri: tutti cavalli di battaglia di entrambe le pasionarie. A cominciare dalla situazione libica e dal giudizio sulla morte di Gheddafi. Preoccupatissima la leader del Front National, da sempre contraria alla missione francese voluta dal suo nemico in patria Sarkozy (in parte si contendono gli stessi elettori), che nei ribelli vede «modi di fare molto simili a quelli che hanno dichiarato di combattere. Temo le derive fondamentaliste di quella che chiamano primavera araba, del resto la legge della sharia non può difendere la libertà individuale». Preoccupata anche la Santanché per la quale la fine di Gheddafi era «inevitabile» ma «adesso inquieta e preoccupa cosa c'è dopo perchè non sono sicura che ci sarà la democrazia in tempi rapidi». Diverse invece le posizioni sulla pena di morte: la Le Pen nel suo programma ha intenzione di proporre un referendum ai francesi su questo tema, mentre per la Santanchè «non è possibile essere favorevoli in alcun modo». Marina e Daniela si ritrovano però di nuovo unite nella battaglia per «scardinare la visione di una destra obsoleta e ideologica nel tentativo di coniugare uno spirito conservatore con uno riformista». Una è un sottosegretario in un governo di destra, l'altra invece attacca da destra il suo governo. Per Marine in Francia «i politici di destra e di sinistra sono sostanzialmente uguali, piuttosto bisogna parlare di nazionalisti e mondialisti: penso che il Front National sia l'unico movimento che possa salvare la Francia dopo trent'anni di decadimento e perdita dei nostri valori. È difficile fare paragoni tra Italia e Francia, so solo che nel mio Paese da alcuni decenni non so se si stia parlando in tv sia di destra sia di sinistra». La Santanchè rilancia: «C'è una grande moda in Italia: tutti puntano al centro e tutti vogliono essere moderati ma, a furia di essere moderati ho paura che si diventi solo modesti». Berlusconi viene nominato solo alla fine dalla Le Pen che gli lancia un appello: «Non ha poche cose da farsi perdonare. Verrà il momento in cui l'Europa metterà in pericolo la crescita economica e l'avvenire del popolo italiano, come quello del popolo francese. Si può far perdonare lanciando un dibattito sulle scelte a cui lei ha partecipato, con Sarkozy e altri, ammettendo che i risultati non sono stati all'altezza delle promesse fatte e cambiando via. E allora può darsi che gli italiani la perdoneranno per gli errori che ha commesso». E su questo, la strada delle due pasionarie si divide.

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