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Addio ai fantaministeri leghisti

Il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli

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Addio ai fantaministeri leghisti. A chiuderli ci ha pensato la terza sezione del Tribunale del lavoro di Roma, che ha accolto il ricorso dei sindacati Sipre e Snaprecom. Il giudice Angela Baroncini «ha dichiarato l'antisindacalità della condotta tenuta dalla presidenza del Consiglio dei ministri», si legge nella sentenza, e ha ordinato «all'Amministrazione resistente di desistere dal comportamento antisindacale e di rimuoverne gli effetti». Cioè di cancellare le sedi distaccate dei ministeri delle Riforme, della Semplificazione, dell'Economia e del Turismo, inaugurati nella Villa Reale di Monza il 23 luglio scorso. Il sindaco di Roma Alemanno, la governatrice del Lazio Polverini e i politici romani esultano, il ministro Calderoli annuncia che gli uffici a Monza non chiuderanno e l'europarlamentare leghista Borghezio non si smentisce: «Sentenza di merda. Alemanno appenda la sentenza nel cesso. Roma è la capitale del fancazzo». All'inizio dovevano essere veri e propri ministeri, poi sono stati declassati a sedi decentrate. Pochi ci avevano creduto, in quegli uffici non ci ha mai lavorato nessuno. Il presidente Napolitano s'era detto «preoccupato» mentre la Lega ne ha fatto da subito una bandiera. Ora Calderoli non torna indietro: «Il tribunale non ha il potere di annullare i decreti, non gli spetta». Contento Alemanno: «La decisione del tribunale di Roma non può non essere salutata con grande soddisfazione da tutti coloro che hanno a cuore Roma Capitale e la nostra unità nazionale. Non era necessaria una sentenza del tribunale per capire come l'apertura di sedi a Monza fosse incongrua e illegittima». Netta anche la Polverini: «Ho sempre manifestato contrarietà al distaccamento dei ministeri al Nord. Il tribunale di Roma, accogliendo il ricorso dei sindacati, aggiunge un ulteriore motivo a favore del mantenimento dei dicasteri nella Capitale, oltre a quelli evidenti di inopportunità politica e amministrativa, diseconomia e svantaggio per i lavoratori». Per il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti la decisione della magistratura è «l'ennesima sconfitta per il governo Bossi-Berlusconi». I giovani padani attaccano: «Sarebbe il caso di valutare la chiusura del tribunale di Roma, più che dei ministeri di Monza. Se andassimo a fondo dell'operato di certi giudici, risulterebbe evidente dove stanno gli sprechi da eliminare» dice il deputato leghista e presidente del Movimento Giovani padani Paolo Grimoldi. Tutti nel Carroccio storcono il naso: «La decisione è del tribunale di Roma, basta questo», sibila un autorevole parlamentare di fede bossiana. Un altro deputato padano fa notare che si tratta dell'«ennesima brutta notizia per la Lega in giorni non facili». Altri toni quelli dell'opposizione. «Non commentiamo le sentenze dei giudici ma non possiamo non esprimere la nostra soddisfazione per la cancellazione di una decisione propagandistica, demagogica e demenziale» spiega il presidente dei senatori dell'Italia dei Valori, Felice Belisario. «Berlusconi nel chiudere i ridicoli uffici brianzoli farebbe bene a cogliere l'occasione per chiudere anche la sua esperienza di governo, divenuta ormai imbarazzante a livello nazionale e internazionale» ha detto Italo Bocchino (Fli). Mentre il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, sottolinea: «Dopo il falso federalismo fatto a colpi di tagli agli enti locali, anche l'ennesimo regalo concesso alla Lega, cioè l'assurda apertura a Monza di sedi distaccate dei ministeri, si è rivelato per quello che era: una patacca». «Godo» l'unico commento del sempre caustico segretario nazionale de La Destra Francesco Storace mentre il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi bolla la decisione del giudice come «un'interpretazione creativa e molto opinabile». Conclude il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, che precisa: «Bastava un po' di buon senso per capire che la messinscena dei ministeri fantasma a Monza non poteva stare in piedi».

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