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Amanda show, Sollecito nell'ombra

Omicidio Meredith, Rafaele Sollecito e Amanda Knox

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Amanda e Raffaele, due modi diversi di riprendersi la libertà. Due destini uniti da un breve bacio e da un lungo percorso processuale. Nel mezzo il vuoto dell'incertezza, di un'ingiustizia che potrebbe aver salvato qualcuno o scontentato tutti. Probabilmente ha ragione l'avvocato Nino Marazzita commentando la sentenza e quanto sta accadendo dopo il verdetto. Secco il suo titolo, di chiaro stampo sportivo: «America batte Inghilterra 2-0». Con l'Italia arbitra di una strana «partita» che ribalta, annullandole, le ipotetiche responsabilità di due persone e resta ferma al centro del campo, legale, accusando un solo individuo: Rudy Guede, ritenuto al momento responsabile dell'omicidio di Meredith. In concorso. Una dicotomia che porterà come minimo alla revisione del processo del giovane ivoriano. In attesa di trovare i suoi complici, senza nome per la magistratura italiana. E, come se non bastasse, al danno delle ingenti spese processuali, l'Italia dovrà aggiungere quelle per l'«ingiusta detenzione» di Sollecito (quattro anni) e della stessa Amanda che però potrà esigerne uno solo, in termini di indennizzo: la condanna per la calunnia nei confronti di Lumumba resta e «vale» tre anni di detenzione. «Se la Cassazione confermerà la sentenza - ha spiegato Marazzita - per Sollecito - come per la Knox - verrà considerato quello che una volta si chiamava "danno morale" e che oggi comprende nel dettaglio tecnico quello biologico e quello psicologico, danni provocati dalla detenzione e, quindi, della mancanza di libertà». A quanto potrebbe ammontare la cifra che confluirebbe in casa Sollecito? «Dai 500.000 al milione di euro», ha ipotizzato il noto penalista spiegando che l'ampia «forbice» è dettata dall'interpretazione che si dà - esattamente come nella materia assicurativa - ai parametri di riferimento, non ultima l'età del danneggiato. E Amanda? Chissà se la famiglia della ragazza di Seattle considererà tra qualche tempo l'eventuale indennizzo «argent de poche», spiccioli da regalare al grande croupier della roulette italiana, specializzata in gioco d'azzardo nei processi indiziari. Lei, la giovane Knox, sembra essere arrivata sul set di Seattle per un film pronto da quattro anni; lui - Raffaele - si è rintanato nella nuova villa comprata dal padre a Bisceglie. «È stata incredibilmente bene, era felice, ha giocato per molto tempo col cuginetto», ha commentato il primo giorno «libero» di Amanda, il suo avvocato Theodore Simon. Il resto del tempo la famiglia Knox lo ha trascorso ad accusare la polizia italiana di aver percosso la figlia e a spiegare che il libro di prossima uscita servirà a pagare le spese legali: peccato che queste ammontino a un milione di dollari e solo il best seller ne frutterà 15. Per Raffaele parla l'avv. Bongiorno: «L'ho sentito ieri e mi ha detto "non me l'aspettavo ma sto ancora male". Questo ragazzo ha accumulato una tale quantità di sofferenza che non si sente ancora libero. Ciò fa capire quanto sia stata dura. Risarcimenti? Se la Cassazione dovesse confermare la sua innocenza è un ragazzo che ha vissuto quattro anni in carcere, 20 ore al giorno in una cella due metri per tre. In questi quattro anni si sarebbe laureato, avrebbe cominciato a lavorare. La quantificazione non sono in grado di dirla, ne dovrò parlare con lui. Ma qualsiasi somma non potrà cancellare questa macchia indelebile». «Chi conosce gli atti - ha sostenuto ancora la Bongiorno soffermandosi sulle parole del presidente della Corte - sa perfettamente che l'unica prova a carico di Raffaele Sollecito era una prova di Dna. È stata fatta una perizia che ha stabilito che quel dna non è di Sollecito. Certo è una verità processuale, ma dimostra che lui non c'era». Infine, una replica a chi dice che la condanna a Rudy Guede per «concorso in omicidio» possa portare a individuare altri colpevoli. «Guede è andato a sentenza - ha detto la Bongiorno - quando c'era ancora in piedi l'accusa di Amanda e Raffaele. Si dice "concorso" perché mancava il processo su di noi. Ma non c'è nessuno che necessariamente possa pensare che sia un omicidio commesso da tre persone. C'è una stanza, ci sono tracce solo di Guede e non ci sono tracce di Raffaele Sollecito e di Amanda Knox».

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