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Il Colle evoca il governo di tregua

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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Una tregua da rotture, litigi e politica urlante. Per Giorgio Napolitano è un obbligo e per questo in ogni discorso ufficiale continua a insistere sull'argomento. Lo ha fatto anche ieri mattina a Biella, stavolta lasciando intravvedere addirittura che si possa pensare a un esecutivo che abbia solo questo incarico, la pacificazione della politica. Agganciandosi a una paragone storico, il governo di Giuseppe Pella nel 1953, quando fu «incaricato di formare il governo dal presidente Einaudi. C'era bisogno di un governo di tregua e il suo fu un tentativo importante e positivo, non durò molto ma servì». Un messaggio diretto a quanti, sia nella maggioranza sia nell'opposizione continuano a litigare e a dividersi. Un punto sul quale il Presidente della Repubblica ha insistito, arrivando, lui, stavolta, ad alzare la voce: «Tutta l'Italia ha bisogno fuorché di essere divisa da pregiudizi e da contrapposizioni, ha bisogno di coesione e di unità non formale. Il nostro Paese per crescere deve crescere insieme, perché altrimenti non potremo garantire all'economia nazionale il ritmo e la continuità». E per dare più forza alle sue parole ha citato Papa Benedetto XVI: «L'Italia ha bisogno di coesione e rinnovamento etico. Sapete da dove vengono queste parole. C'è un forte impegno della Chiesa e io dico grazie a questo impulso che viene innanzitutto dal Pontefice per l'unità d'Italia». Così dopo il richiamo a Finocchiaro Aprile nei giorni scorsi per bocciare gli slogan secessionisti della Lega, il Presidente della Repubblica ha fatto l'esempio del Governo Pella per ribadire a tutti che anche in caso di crisi non è automatico il ritorno alle urne. Un «messaggio nella bottiglia» arrivato proprio mentre in Parlamento tornano a circolare voci che descrivono Silvio Berlusconi tentato dalla carta delle elezioni anticipate. Ma l'unità d'Italia significa soprattutto, secondo il Capo dello Stato, lottare per abolire le differenze tra Nord e Sud: «Occorre aprire nuove possibilità nel Mezzogiorno. Non è solo un fatto di giustizia, di equità e di solidarietà, ma se lasciamo sotto utilizzate le riserve del Sud non garantiamo all'economia nazionale il ritmo di crescita di cui abbiamo bisogno». «Bisogna avere una finanza pubblica risanata – ha proseguito – liberarci dal fardello del debito pubblico che abbiamo il dovere di non lasciare alle nuove generazioni e creare le condizioni per una nuova crescita dell'economia e dell'occupazione. Il mondo cambia ed è qualcosa di diverso da ciò che era anche solo 20-30 anni fa. Bisogna cominciare a pensare in termini di spirito di sacrificio e slancio innovativo, due condizioni fondamentali per un mondo così cambiato». E in questa situazione è fondamentale puntare sull'Europa. «In esso, sia chiaro, noi possiamo operare con successo soltanto dentro un'Europa unita. Il nostro fondamentale impegno, l'elemento di continuità, anche al di là del succedersi di tanti governi nel corso di decenni e decenni deve rimanere quello di Paese fondatore della Comunità europea, di Paese che crede profondamente nelle esigenze dell'integrazione europea. Naturalmente, anche accettandone i vincoli di disciplina e di convergenza per poi anche fare appello alla solidarietà». Poi un ringraziamento all'accoglienza, festosa, ricevuta nella cittadina piemontese e un'ammissione su quanto sia faticoso il ruolo di Presidente: «Voglio ringraziare per la splendida, calorosa accoglienza, soprattutto quella di quel mare di bambini e giovani che mi dà la fiducia necessaria per svolgere il mio mandato in condizioni difficili giorno per giorno». A Napolitano però stanno a cuore anche le riforme che deve fare il governo, prima fra tutte quella del Federalismo. «Dobbiamo rafforzare l'unità nazionale e valorizzare le autonomie, anche attraverso le riforme che sono mature a cominciare da quella sancita nella nuova versione del titolo V della Costituzione la cui attuazione sta dando uno sviluppo in senso federalistico alle strutture del nostro Stato. Tutto questo è presente dentro il quadro della nostra Costituzione e della nostra unità». Ma questo deve avvenire senza intaccare i valori della nostra Costituzione: «Bisogna respingere tentazioni che ci porterebbero fuori della storia e della realtà. Guai a contrapporre parti del Paese una all'altra. Guai a contrapporre l'idea di autonomia e l'ispirazione federalista alle esigenze dell'unità». E un passaggio del discorso non poteva non toccare la situazione finanziaria dell'Italia, con gli ultimi declassamenti a cui è stata sottoposta dalle agenzie di rating internazionali. Giorgio Napolitano spinge sul tasto dei risparmi delle famiglie italiane, quelli che da sempre hanno tenuto a galla l'economia. «Il nostro sistema bancario è solido, le famiglie hanno l'attitudine al risparmio. Il Made in Italy deve avere per perno la nostra industria manifatturiera il cui peso è irrinunciabile». «Venire a Biella – ha proseguito – è avvicinarsi al cuore pulsante della nostra industria manifatturiera tessile. Quando vedo a Pechino, nel mondo, le insegne con i nomi delle nostre aziende sento un moto d'orgoglio». Intanto martedì pomeriggio al Quirinale ci sarà il giuramento del giudice della Corte Costituzionale eletto dal Parlamento. E a Sergio Mattarella e al componente del Consiglio superiore della magistratura Ettore Adalberto Albertoni, anch'egli eletto dal Parlamento, il Presidente della Repubblica ha rivolto un augurio di buon lavoro.

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