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Caccia aperta al "criminale" Minzolini

Augusto Minzolini

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Finirà che trasformeranno il suo ufficio in una cella. Murato vivo nel luogo dove lavora, così il problema verrà risolto alla radice. Perché Augusto Minzolini continua a fare il direttore del Tg1, e questo lo ha praticamente trasformato in un pericoloso criminale. Ieri gli ha fatto visita la Guardia di Finanza. Il motivo? È indagato dalla procura di Roma per abuso d'ufficio e mancato adempimento di un'ordinanza del giudice del lavoro. Le accuse sono l'ultimo atto del «caso Ferrario», la giornalista che, dopo essere stata sollevata dalla conduzione del Tg, ha iniziato una lunga battaglia legale ottenendo il reintegro che, ad oggi, non è avvenuto. Nel frattempo, però, la Ferrario ha anche presentato denuncia penale. E così le Fiamme Gialle, su disposizione del procuratore aggiunto Alberto Caperna, si sono recate nell'ufficio di Minzolini per acquisire ordini di servizio e altri documenti. Ora si può avere qualsiasi posizione. Minzolini può essere considerato un pessimo direttore, un pessimo giornalista, un «servo» di Silvio Berlusconi, persino una persona antipatica, ma la Guardia di Finanza ha sicuramente meglio da fare che raccogliere ordini di servizio. E allora perché non mandare l'Esercito, i Caschi Blu, i Navy Seals? «Rispetto i magistrati - ha spiegato il giornalista in un editoriale andato in onda nell'edizione del telegiornale di ieri sera -, ma a volte non posso non rimanere perplesso di fronte ai loro comportamenti. Mandare la Guardia di Finanza negli studi del Tg1 se non è un'intimidazione, è sicuramente un'esagerazione che finisce per avere un'amplificazione mediatica. Se me lo avessero chiesto avrei portato io stesso i documenti ai magistrati. L'amplificazione mediatica è il vero problema della giustizia». Dal canto suo Ferrario non ci sta e rilancia: «L'indagine penale è stata preceduta da un processo davanti al Giudice Civile del Lavoro, che ha accertato l'illegittimità del mio demansionamento come inviata e conduttrice, nonché "discriminazione politica" e la "volontà ritorsiva" di cui sono stata oggetto». «Ci sono state - prosegue - due ordinanze di reintegro, ma nessuna è stata applicata. Ecco perché ho deciso per la denuncia penale. Anche i direttori devono rispettare la legge, che tutela la professionalità e la libertà del giornalista, vietando gli atti di discriminazione politica». Ma, nonostante tutto, è un po' difficile non avere qualche perplessità sui metodi utilizzati. Nel frattempo il presidente della Rai Paolo Garimberti, dopo aver criticato Minzolini per «l'uso privato della tv pubblica», ribadisce «la massima fiducia nella magistratura» e ricorda che viale Mazzini «non si permette di giudicare le sue iniziative». Poco male, al suo posto lo fanno le forze politiche. Compatto il Pdl con il segretario Angelino Alfano che ha telefonato al direttore per esprimergli «stima e vicinanza». E se Maurizio Gasparri parla di «sconcertante intimidazione», per Fabrizio Cicchitto «è incredibile che una vertenza di lavoro debba finire con la Guardia di Finanza negli uffici di Minzolini». Anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini osserva che «in uno stato liberale l'autonomia dei direttori è sacrosanta almeno quanto il nostro diritto di criticarli poiché la scelta di chi conduce un tg non può spettare a un giudice». Di tutt'altro tenore le reazioni di Pd e Idv. Per il democratico Michele Meta «le ultime notizie di indagini a carico del direttore del Tg1 sono solamente la punta di un iceberg contro il quale si sta per schiantare la più grande azienda culturale del Paese». Mentre il portavoce dell'Idv Leoluca Orlando definisce Minzolini «una grave anomalia del servizio pubblico». Per il segretario generale della Fnsi Franco Siddi «il fanatismo di parte» è «fuori luogo». Ma in fondo non lo è anche la presenza della Guardia di Finanza negli uffici di un giornalista?

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