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L'ultimatum coatto

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Se la parte offesa, vale a dire la vittima di un ipotetico (perché ancora da dimostrarsi) reato non si presenta subito davanti ai magistrati che indagano, se dopo avere saltato un appuntamento avendo avuto da fare quale presidente del Consiglio, non accetterà di farsi interrogare domenica prossima, dalle 8 alle 20, allora sarà accompagnata coattivamente e costretta a rispondere. Il tutto nel corso di un'inchiesta che è ben lungi dall'essersi conclusa e dalla quale sono venute fuori carte già pubblicate da tutti i giornali. Sicché noi, poveri fessi che credono nella giustizia, ci domandiamo: e se anziché parte offesa fosse stato l'ipotetico reo che cosa gli avrebbero fatto? Davanti ad un simile approccio, ove riguardi un qualsiasi cittadino, il suo avvocato, se solo lontanamente degno d'essere iscritto all'albo, gli suggerirebbe senz'altro di non rispondere alle domande. È vero che mi convocate come testimone, ma è anche vero che lo fate in modo tale da rendere evidente che qualsiasi cosa dica sarà usata contro di me, pertanto vi ringrazio per la premura, mandatemi pure l'avviso di garanzia (che si chiama così perché dovrebbe garantire), ma la legge dice chiaramente che non sono tenuto a collaborare con chi s'appresta ad accusarmi. Ma qui non abbiamo a che fare con un normale cittadino, qui è in ballo il capo del governo, quindi, ove si limiti a far osservare i propri diritti la cosa verrebbe considerata uno scandalo, e il successivo avviso come una condanna. Basterebbe questo per aver chiaro quanto sia impazzita la maionese italiana. Ma non basta, perché si deve guardare anche fuori da casa nostra. In questo momento, difficile e pericoloso, i titoli delle banche francesi sono finiti sotto attacco. Noi lo avevamo visto e segnalato: la pretesa di tedeschi e francesi di salvare le proprie banche senza risolvere il problema dei Paesi cui queste hanno prestato i quattrini, facendo un succoso affare, è destinata all'insuccesso. E così è stato. È evidente che quello delle banche francesi è un problema politico, così come lo è quello delle banche tedesche rispetto alla Grecia. Ed è evidente che quel sistema, istituzionale ed economico, si difende, cercando di reagire all'attacco. Come ci troveremmo, noi, nelle loro condizioni? Il predecessore dell'attuale presidente, Jaque Chirac, è sotto processo per reati di corruzione e finanziamento illecito dei partiti. Si difende sostenendo di avere perso la memoria. Che non è elegante, ma legittimo. L'inchiesta è vecchia, ma è stata sospesa per anni, visto che i francesi considerano masochista processare chi li guida e la legge stabilisce che il procedimento deve attendere la fine del mandato. L'attuale presidente, Nicolas Sarkozy, è al centro di un'inchiesta per reati analoghi, con testimonianze che lo vogliono percettore di soldi in contanti. Sarà vero o no? Non lo sapremo fino a quando non terminerà il mandato, per le ragioni appena esposte. Da noi sarebbe già stato iscritto nel registro degli indagati, se non richiesto di accedere alle patrie galere, in custodia cautelare. Naturalmente intercettato e pubblicamente sbobinato. Oppure, a sua (falsa) tutela, si sarebbe così ragionato: c'è chi dice che hai preso mazzette, siccome questo costituisce elemento per un potenziale ricatto e tu sei la persona offesa dal reato, ti convoco coattivamente in procura e ti chiedo di rispondere alle domande. Ed è già tanto se, in giornata, i verbali non vengono diffusi in mondovisione. Conosco già la reazione a queste parole: i seguaci del soggetto che si chiede d'interrogare vi troveranno conferma del fatto che il loro beniamino è un perseguitato; i suoi avversari, invece, diranno che il mio ragionamento è un servizio reso ad un padrone in difficoltà. La grettezza di tale faziosità, parimenti e oppostamente dimentica del diritto, ha raggiunto tali livelli di ripugnanza che si può descriverla con il distacco di un entomologo. Un tempo mi arrabbiavo, ora sono mosso a commiserazione. È non solo legittimo, ma salutare che si critichi la politica del governo. Ma se nel giorno in cui il presidente del Consiglio prova a fare l'unica cosa sensata per gli interessi dell'Italia, vale a dire porre sul tavolo europeo il problema di spread che non possiamo essere costretti a inseguire, se mentre si trova a rappresentarci in questo delicato frangente, qui non si trova di meglio che paventare l'invio dei Carabinieri per trascinarlo (da parte offesa) in procura, è segno che il guasto è profondo. Un'opposizione che sia pronta a rimproverargli il (probabile) fallimento della missione, farebbe il proprio dovere. Ma un'opposizione che non sente il dovere di dire che quel metodo questurino non può essere esibito innanzi alle telecamere, perde l'occasione per candidarsi credibilmente a difendere meglio gli interessi collettivi. Tutto ciò senza che si debba essere chiamati a condividere condotte private che non condivido. La valanga tribale trascina via tutto e nessuno può illudersi di guadagnarci.

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