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Draghi sale al Colle. Napolitano: misure per lo sviluppo

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi

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Hanno avuto un ruolo fondamentale. Non fosse stato per loro, approvare la manovra sarebbe stato ancora più complesso. E il Paese non avrebbe preso la strada del pareggio di bilancio. Il presidente Napolitano e il governatore della Banca d'Italia Draghi sono stati decisivi. Sia di fronte alle indecisioni del governo, alla spaccatura della maggioranza, alla distanza con l'opposizione e, soprattutto, alle pressioni continue da parte dell'Unione europea, Germania in testa.   Ieri, al Quirinale, hanno fatto il punto. È stato soprattutto il Capo dello Stato a ribadire la necessità di approvare in fretta la finanziaria e di passare alla prossima sfida: la crescita. La mancanza di sviluppo, che due giorni fa Napolitano ha definito un «tema drammatico», torna in primo piano. Il Capo dello Stato, appena tornato da Palermo, e il governatore di Palazzo Koch, rientrato dal G7 finanziario di Marsiglia, hanno approfondito lo scenario economico europeo dopo le dimissioni di Juergen Stark, componente tedesco del board della Bce che ha lasciato l'incarico in disaccordo con la decisione della Banca centrale europea di acquistare titoli dei paesi in difficoltà, tra cui l'Italia. Sono giorni importanti, l'altro ieri l'appello del Colle, ieri l'annuncio del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, secondo cui la prossima settimana verranno discusse, appunto, misure per la crescita e, successivamente, se ce ne fosse bisogno, altri interventi per dare ossigeno al bilancio. Ma al momento il tema più stringente resta la manovra economica, che continua a dividere i poli. «C'è da portarla a termine», avrebbe ribadito il Capo dello Stato sottolineando che il Parlamento è il luogo sovrano in cui si dovrà tenere la discussione rapida del provvedimento. Il presidente è ottimista. Rispondendo alle domande di Bruno Vespa nello speciale sull'11 settembre andato in onda su Raiuno, Napolitano ha spiegato: «Ce la dobbiamo fare, ce la possiamo fare. Io non ho mai dubitato un solo momento della capacità di un Paese come il nostro che si è rialzato da cadute tremende, di trovare la strada di un nuovo sviluppo nel prossimo futuro». Poi ha precisato: «Per questo è indispensabile più di una cosa. La prima è capire quanto sia cambiato il mondo, capire che noi tutti qui, e voglio dire di ogni classe sociale, non solo di ogni parte politica, non possiamo più ragionare come se stessimo nel 1980. Siamo nel 2011 e bisogna trarne tutte le conseguenze, anche dal punto di vista delle nostre aspettative e dei nostri comportamenti, individuali e collettivi. E la seconda cosa da capire è che noi ci siamo rialzati da cadute tremende del passato come dopo la Seconda guerra mondiale perché abbiamo saputo trovare un forte cemento unitario nazionale al di là delle divisioni politiche che pure negli anni '40-50 erano molto aspre. Dobbiamo saper ritrovare egualmente il modo di costituire un forte cemento unitario, una forte coesione nazionale e sociale nell'interesse del nostro Paese». Nel corso della trasmissione, il presidente della Repubblica ha anche sottolineato: «Io non metterei così meccanicamente in relazione la crisi finanziaria con l'attacco alle Torri Gemelle, cioè con l'esplodere del terrorismo di matrice fondamentalista islamica. La crisi finanziaria globale è scoppiata, ha preso corpo, tra il 2007 e il 2008. Quello che però è essenziale è quanto è cambiato nel decennio il mondo, dal punto di vista degli equilibri economici e politici mondiali. E si sono fatti passi in avanti molto forti nella via della globalizzazione». Cioè, ha continuato Napolitano, «siamo davvero diventati un mondo interconnesso e c'è una interconnessione tra gli aspetti di sicurezza, gli aspetti economici e gli aspetti politici. Per l'Europa, per Paesi come il nostro, tutto è cambiato. Sono comparsi nuovi grandi attori sulla scena economica mondiale, la competizione si è fatta estremamente dura, estremamente difficile e di fronte a queste nuove prove, l'Italia ha mostrato e sta mostrando, insieme con i suoi punti di forza che ci sono - e guai a sottovalutarli - anche i punti deboli, i problemi irrisolti che si trascina da troppo tempo dietro». Dal canto suo, il presidente del Senato, Renato Schifani, ha lanciato un appello «a tutte le forze politiche perché si impegnino non solo al contenimento del debito pubblico, ma anche per favorire lo sviluppo, problema di tutti gli italiani che va affrontato con grande serietà».

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