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Manovra, Napolitano: misure più efficaci

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (D) parla con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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«Nessuno può sottovalutare il segnale allarmante rappresentato dall'odierna impennata del differenziale tra le quotazioni dei titoli del debito pubblico italiano e quelli tedeschi». Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è preoccupato. Dopo una giornata che ha visto lo spread raggiungere livelli che lui stesso definisce «allarmanti» affida i suoi pensieri a una nota nella quale chiede che questo «segnale di persistente difficoltà a recuperare fiducia come è indispensabile e urgente» possa trasformarsi in leva per «introdurre in Senato nella legge di conversione del decreto del 13 agosto misure capaci di rafforzarne l'efficacia e la credibilità». Il tutto corredato dall'ennesimo appello alla politica affinché «sforzi rivolti a questo fine non vengano bloccati da incomprensioni e da pregiudiziali insostenibili». Insomma, pare di capire che la situazione sia monitorata momento per momento dal Capo dello Stato, il quale aveva fatto filtrare alla fine di agosto un qualcerto allarme per una situazione economica lontana dalla tranquillità e per decisioni di poltica economica che variavano con una certa frequenza. E che l'argomento manovra stia agitando le acque è dato dal fatto che anche Giulio Tremonti sia stato costretto ieri a rientrare in fretta e furia a Roma per una riunione al ministero dell'Economia con i tecnici che stanno mettendo a punto il testo del decreto. Nel frattempo una lunga telefonata con il premier Berlusconi. E poi il Governatore Draghi che perfettamente in linea con Trichet, ribadisce il carattere «temporaneo» e niente affatto scontato dell'intervento della Banca Centrale europea sui titoli del debito italiano. Insomma è come essere sul ciglio di un baratro; l'incertezza sulla manovra, le polemiche interne alla maggioranza e i mercati che ormai sembra che non si fidino neppure delle parole del presidente Napolitano, stanno giocando un brutto momento al Paese. Al ministero dell'Economia, tra i tecnici impegnati sulla manovra, c'è la voce che la manovra così com'è serve a ben poco. Va rafforzata, lo chiedono implicitamente la Ue e la Bce. Ecco perché Tremonti si è chiuso al ministero con la task force dei tecnici. È riemersa l'ipotesi di qualche misura dettata dall'emergenza mentre si torna a parlare di voto di fiducia proprio per accorciare i tempi del varo. Il faccia a faccia con Bossi e Calderoli avuto in mattinata sarebbe servito per tastare il terreno nell'eventualità di prendere provvedimenti ai quali il Carroccio si è finora opposto. Si tratterebbe di interventi sui due temi cari ai mercati ma fortemente impopolari: ovvero pensioni e Iva. L'aumento secco dell'età pensionabile come da tempo sollecita Bruxelles, avverrebbe in una sola tranche. Quanto all'incremento dell'imposta, è vero che avrebbe un impatto sui consumi ma è altrettanto vero che porterebbe a un gettito immediato e sicuro. Potrebbero anche rispuntare il contributo di solidarietà, le privatizzazioni e le dismissioni del patrimonio pubblico. Non è escluso quindi che, sotto la minaccia di un declassamento da parte dell'agenzia di Rating Moody's e dell'attacco speculativo al debito sovrano, si torni alla versione originaria della manovra, quella in un certo senso, dettata da Bruxelles e Francoforte. È una corsa contro il tempo. Il presidente del Senato Renato Schifani chiesto rapidità. Per oggi è stata convocata la conferenza dei capigruppo e sempre da oggi la manovra sarà all'esame dell'Aula di Palazzo Madama con l'obiettivo di andare al voto finale al massimo entro sabato 10 settembre. Intanto la Conferenza delle Regioni, Anci e Upi al termine di una manifestazione di protesta, hanno lanciato un «appello bipartisan» al governo. Questo il pressing: correggere la manovra bis rivedendo soprattutto i tagli che pesano sugli enti locali. La manovra deve essere corretta infatti con «una rimodulazione dei tagli che faccia perno su due criteri: diretta proporzione con la partecipazione alla creazione del deficit, diretta proporzione con la spesa pubblica amministrata sull'effettiva incidenza della finanza degli enti territoriali rispetto al complesso della finanza pubblica». Regioni, Province e Comuni chiedono anche di stralciare le misure che non hanno immediato impatto finanziario, ovvero tutte le norme ordinamentali riguardanti i piccoli Comuni, le Province, le Regioni, l'organizzazione e le gestioni associate. Bisogna poi modificare «radicalmente le regole del Patto di stabilità con l'obiettivo di incentivare la spesa e stimolare gli investimenti per la crescita in settori strategici per il progresso del Paese». «Necessario poi che sia restituita piena autonomia agli enti territoriali e sia effettivamente riconosciuta la pari dignità istituzionale». Inoltre, gli enti locali propongono «l'istituzione entro 15 giorni di una commissione mista paritetica cui affidare entro 3 mesi la funzione di proporre e approvare un disegno di legge che contenga un piano di riordino istituzionale nazionale e territoriale con l'obiettivo di semplificare il rapporto fra cittadini e Pubblica amministrazione, aumentare l'efficienza e diminuire i costi anche della rappresentanza politica».

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