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L'ingegnere «inglese» mancato delfino

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.Solo qualche ora prima del suo epilogo il secondogenito del leader libico, Seif al Islam, proprio come papà Gheddafi gli ha insegnato, era apparso in televisione forte e chiaro con un messaggio rivolto agli insorti. «Abbiamo il fiato lungo - aveva dichiarato - Siamo sulla nostra terra e nel nostro Paese. Resisteremo sei mesi, un anno, due anni... e vinceremo». Non a caso era lui, Seif, 39 anni, l'erede politico designato dal Colonnello, il successore di Muhammar Gheddafi. L'uomo destinato al comando del regime, l'ex volto volto democratico della Libia all'estero se la rivolta popolare, scoppiata a metà febbraio scorso, non avesse mandato all'aria i piani del rais. I ribelli, entrati a Tripoli domenica notte e guidati dal Cnt, il governo provvisorio degli insorti a Bengasi, lo ha arrestato mentre una folla esultante festeggiava il crollo del regime in piazza Verde, cuore della città e simbolo della «rivoluzione di Gheddafi». Il delfino del rais è il destinatario del mandato di cattura internazionale, emesso lo scorso 27 giugno, insieme allo stesso colonnello e al capo dei servizi segreti Abdoullah al Senussi. Seif adesso è accusato con il padre di essere il responsabile della guerra civile nel paese nordafricano e di aver orchestrato un piano per bloccare la rivolta in Libia con ogni mezzo possibile. Per questo il Tribunale penale internazionale (Tpi) dell'Aja ha avviato la richiesta di trasferimento nella città olandese perché risponda davanti alla Corte dei crimini contro l'umanità che gli sono attribuiti. In queste ore sono in corso colloqui tra gli uffici del tribunale ed esponenti del Cnt per portare il giovane all'Aja il prima possibile. «Speriamo di averlo presto qui» ha confermato il pubblico ministero del Tpi, Louis Moreno-Ocampo.

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