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«Non abbiamo sbagliato nel giudicare deludente l'intervento del ministro dell'Economia.

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Loaffermano i parlamentari del Pdl Antonio Martino, Guido Crosetto, Isabella Bertolini, Giorgio Stracquadanio, Giuseppe Moles, Giancarlo Mazzuca, Santo Versace, Alessio Bonciani, Deborah Bergamini in una nota congiunta. «Il presidente del Consiglio, il leader politico che per primo ha proposto un coerente programma liberale, sostiene, a ragione, di avere il cuore che gronda di sangue - dicono - Eppure non è affatto impossibile almeno emendare il decreto per rafforzare e rendere più certe le misure riformatrici, come ad esempio quelle relative alla privatizzazione dei servizi locali, ed evitare un per niente inevitabile aumento delle tasse». «Per rispetto della parola data agli elettori, per rispetto delle nostre convinzioni, per la certezza data dall'esperienza che più tasse vogliono dire meno lavoro e meno sviluppo, abbiamo deciso di presentare una serie di emendamenti che sostituiscano le maggiori tasse con migliori riforme, che riducano l'impatto depressivo sull'economia, che riducano la spesa pubblica in rapporto al Pil», sottolineano. «Le nostre saranno proposte concrete, misurabili e diverse tra loro, di modo che il Parlamento possa discutere e scegliere quelle che riterrà migliori». «Come abbiamo fatto in tutti questi anni, nelle nostre diverse responsabilità - concludono - siamo convinti di poter offrire al nostro Paese e alla nostra parte politica un contributo serio e responsabile. Il momento è molto difficile, non ci si può permettere di sbagliare», avvertono. Tenta di gettare acqua sul fuoco il ministro Franco Frattini. Delusi nel Pdl? «Non sappiamo perché la giudicano poco convincente, ma abbiamo sempre detto che la manovra non sarà blindata: sia dal nostro partito sia dalle opposizioni potranno arrivare contributi». Ma i mal di pancia sono presenti anche in altri settori della maggioranza. «Quei tagli sa farli anche un bimbo». Parole dure che colgono di sorpresa il governo e soprattutto la Lega Nord perché si tratta di «fuoco amico». Il giudizio, apertamente critico nei confronti della manovra, infatti è di Flavio Tosi. Il sindaco leghista di Verona, in una intervista al Corriere della Sera, dà voce ai malumori della base del Carroccio. Ma la sua uscita non piace in via Bellerio. I dirigenti «lumbard» difendondo quelle «scelte sofferte e difficili» fatte - spiega Roberto Calderoli - «restando al governo, pur di tutelare i cittadini dal rischio di perdere la pensione o di andare in banca e trovare i risparmi dimezzati». «Chi fa dei distinguo dalla linea del movimento, linea dettata da Bossi, si mette da solo fuori linea», tuona Calderoli.

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