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Stop della Lega sulle pensioni La Cgil minaccia lo sciopero generale

Bossi e Berlusconi

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Una situazione che sta "precipitando". Su cui bisogna intervenire in fretta e bene, mettendo in campo misure credibili per recuperare i 20 miliardi che servono ad anticipare al 2013 il pareggio di bilancio, rispondendo al pressing della Bce e dell'Europa. È un quadro fosco quello tracciato dal governo alle parti sociali in un incontro che non è andato per niente bene. Un quadro che il premier, Silvio Berlusconi, cercherà di chiarire anche al leader della Lega, Umberto Bossi, ostacolo fondamentale da superare per iniziare a mettere mano a uno dei capitoli più corposi tra le misure allo studio dell'esecutivo, quello delle pensioni su cui però il Carroccio continua a chiudere la porta in faccia al Cavaliere bocciando anche l'ipotesi di una patrimoniale. BOSSI: LA PREVIDENZA NON SI TOCCA E il presidente del Consiglio, in un vertice serale con tutto lo stato maggiore della Lega, presenti anche il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e il segretario politico del Pdl, Angelino Alfano, (che a sua volta aveva fatto un punto con i vertici del partito), dovrà a tutti i costi "ammorbidire" la posizione del Senatur. Nemmeno l'amico Tremonti è riuscito a farlo indietreggiare di un passo lunedì scorso a Gemonio. Il leader del Carroccio è stato perentorio: "Le pensioni non si toccano", ha ribadito a più riprese Bossi (e fatto ribadire questa sera anche dalla Padania) che non vede bene, come ha chiarito il capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni, nemmeno le ipotesi circolate di una qualche forma di patrimoniale. Misura che il premier non vorrebbe in nessun modo introdurre, anche se il pressing arriva forte sia da parte dell'esecutivo, ministro dell'Economia in testa (in compagnia di Brunetta e Sacconi), che di alcuni settori del Pdl. CAMUSSO MINACCIA LO SCIOPERO GENERALE Ma la situazione è di massimo allarme, e in gioco c'è il futuro non solo della maggioranza, ma del Paese. Per questo il premier dovrà giocare tutte le carte e stringere un nuovo patto di ferro con Bossi, per arrivare a un compromesso che permetta di mettere sul tavolo del Consiglio dei ministri straordinario, convocato al momento per il 18 agosto, un pacchetto di misure concrete e condivise. Misure di cui per ora non c'è traccia, come hanno lamentato le parti sociali lasciando il tavolo a Palazzo Chigi. Tanto che la Cgil di Susanna Camusso è già sul piede di guerra perchè l'incontro "non è stato all'altezza dell'emergenza": e non esclude nemmeno lo sciopero generale, perché a pagare, dice, sono "sempre i soliti noti". Un refrain, quest'ultimo, che ripete anche il Carroccio, perché, come ha chiarito sempre Reguzzoni "a pagare non possono essere i pensionati o le realtà produttive" e non si può, per tappare il buco del debito, lasciare il danno sulle spalle "delle generazioni future". Ed è lo stesso messaggio che lanciano, sia pur con sfumature diverse, anche le opposizioni. BERSANI: LA LEGA DICE NO A TUTTO Pier Luigi Bersani, che già ieri si era detto "sconcertato" per le ipotesi di intervento circolate, tutte a carico "dei più deboli", ha riunito il partito per valutare le proposte da fare domani a Tremonti, quando il ministro parlerà alle commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Camera e Senato, con i big di tutti i partiti ad attenderlo al varco. "L'incontro con le parti sociali è stato deludente. Domani pretendiamo che il governo porti le sue proposte, che Tremonti ci dica come e a carico di chi intende trovare 20 miliardi per l'anno prossimo. Noi le nostre proposte le abbiamo e già domani ne presenteremo alcune", ha detto il segretario Pd, Pier Luigi Bersani lasciando la lunga riunione a cui hanno preso parte anche Rosy Bindi, Walter Veltroni, Nicola Latorre, Michele Ventura, Enrico Letta e tutti i responsabili economici, ed incalza ancora una volta l'esecutivo a mostrare le carte. "Domani ci devono dire qualcosa, il Consiglio dei ministri avrebbero già dovuto farlo. Spero che domani non vada come oggi. Noi siamo pronti con le nostre proposte, domani ne diremo alcune". La Lega, intanto, ha detto no alla patrimoniale: "Dicono no a tutto - replica Bersani - vediamo cosa proporranno". Il Pd, con il vicesegretario Enrico Letta, chiede inoltre al governo di "venire in Parlamento a dire la verità sulle cose che vuole fare e su quello che la Bce ci ha chiesto". In quel caso, i democratici sarebbero pure pronti a dare il loro contributo. Così come il Terzo Polo, che ha avanzato però a Berlusconi la richiesta irrituale, "in deroga alla normale prassi", di presentarsi domani alla sala del Mappamondo accanto al titolare di via XX Settembre per dare un segnale "di importante consapevolezza" visto il "momento eccezionale" per il Paese.  

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