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Obama non salva Piazza Affari

Piazza Affari a Milano

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Altro che spumante. Piazza Affari non riesce a festeggiare il raggiunto accordo sul debito degli Stati Uniti e archivia la peggiore seduta europea (il Ftse Mib ha segnato una flessione del 3,87%3,87% a 17.720,44 punti). Ribassi anche nel resto d'Europa: Londra ha ceduto lo 0,70%, Francoforte il 2,86%, Parigi il 2,31%, Madrid il 3,24%. In molti avevano scommesso sul rimbalzo ma le attese della vigilia sono state tradite. Chiaro il segnale che i ribassi di questi giorni solo in parte erano riconducibili allo stallo di Washington sul debito. Certo permane il dubbio sul rating della più grande economia globale e sono insistenti le voci, mai confermate, secondo cui Standard & Poor's si appresterebbe comunque a tagliare il rating Usa; però gran parte dei problemi di Piazza Affari sono endogeni. Ovvero sono riconducibili all'instabilità politica, ai timori per l'aumento dell'onere del debito e alle difficoltà di farvi fronte da parte del governo. Tant'è che lo spread dei titoli di Stato con il Bund tedesco ieri ha superato i 350 punti e si avvicina sempre più alla Spagna, riducendo il divario a meno di 20 punti. I mercati, giusto o sbagliato che sia, percepiscono il rischio-Italia sempre più come assimilabile quello spagnolo. I Btp italiani decennali tornano a rendere oltre il 6%, un costo del debito molto elevato (il 7% è giudicata la soglia di sostenibilità) in grado di mettere sotto forte stress le finanze pubbliche. La Banca centrale europea, attraverso le sue statistiche settimanali, ha confermato di non aver effettuato la scorsa settimana acquisti di bond spagnoli o italiani. Non solo. Secondo il Wall Street Journal, gli operatori di mercato ritengono insufficiente la manovra e sono dell'idea che sarebbero necessarie altre misure per portare il debito italiano a un livello sostenibile e frenare l'ondata di vendite che si è abbattuta su Piazza Affari. Prima fra tutte: l'applicazione di una tassa patrimoniale una tantum. Ci sono quindi i problemi d'oltre Oceano: Wall Street, dopo un avvio positivo ha invertito la rotta appesantita dai dati dell'indice Ism Pmi manifatturiero, che misura le previsioni sull'economia Usa da parte dei direttori degli acquisti delle imprese americane. L'indice a luglio ha registrato un calo a 50,9, nettamente inferiore alle attese. Ma il Dow Jones ha fatto da detonatore ad una situazione europea e soprattutto italiana, molto critica. Si parla di fortissimi flussi di vendita da parte dei fondi comuni e speculativi americani che hanno trovano in Europa il loro parafulmine. E, approfittando delle incertezze sulla Grecia, mettono sotto sforzo l'Italia come in un test di resistenza, per vedere fino a che punto le istituzioni europee sono disposte ad arrivare prima di rafforzare il loro arsenale anti-crisi. Voci sempre più insistenti parlano dell'ipotesi che Italia e Spagna, proprio a causa delle difficoltà finanziarie, siano esentata dal pagamento dell'altra tranche di aiuti alla Grecia. A Piazza Affari sono stati come al solito i titoli bancari ad essere i più penalizzati. Numerose le sospensioni per eccesso di ribasso.Fondiaria-Sai ha segnato uno scivolone del 9,19% a 1,651 euro, seguita dai titoli del credito. Ubi Banca ha lasciato sul terreno il 7,93% a 3,09 euro, Mps il 7,87% a 0,48 euro, Intesa Sanpaolo il 7,86% a 1,489 euro e Banco Popolare il 7,69% a 1,23%. Forti ribassi anche per Bpm (-5,30%), Mediobanca (-5,14%) e Unicredit (-4,32%). Flessioni oltre i quattro punti percentuali anche per Buzzi Unicem, Mediaset, Impregilo e Telecom Italia, che tocca quota 0,84 euro. Pesanti ribassi anche per gli energetici, con Enel Green Power (-3,91%), A2A (-3,75%), Enel (-3,73%), Terna (-3,48%) ed Eni (-2,90%). In forte flessione anche Fiat, che lascia sul terreno il 3,77% e Fiat Industrial, che cede il 3,31%.

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