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Alle scorte ci pensino loro

Gianni Alemanno

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Interrompe la conversazione sulla sicurezza nella Capitale per intervenire su un cantiere dell'Italgas in via del Corso, angolo piazza del Parlamento. La pedana per consentire il passaggio di auto e pedoni crea diversi problemi. A telefono aperto, chiama il responsabile del cantiere, scende dall'auto e indica come ridurre il disagio alla viabilità e mobilità in un punto nevralgico del centro storico. Poi, accertato il corretto posizionamento delle transenne, riavvicina il telefonino all'orecchio e chiede: Scusi, stavamo dicendo? Così Gianni Alemanno, da buon «padrone di casa» non smette mai di sentirsi primo cittadino, a 360 gradi. Non a caso, alla vigilia dell'incontro con il ministro Maroni del 13 luglio, ha preso la sua moto e ha fatto un giro di ricognizione by night nelle strade periferiche di Roma. Signor sindaco, l'allarme lanciato dai sindacati di polizia e raccolto nella lettera al ministro Maroni, firmata anche dal prefetto Pecoraro, conferma più che la carenza la necessità di una riorganizzazione delle forze dell'ordine nel territorio. Non ne avevate già parlato il 13 luglio, durante l'ultimo incontro? «Si, è il piano a cui sta lavorando il sottosegretario Mantovano insieme al Prefetto, alle forze dell'ordine e alle strutture comunali. Ma per trovare veri margini economici e di personale per intervenire è necessario rivedere molti impieghi come quello delle scorte». Sulle scorte e sul diritto di averle o meno, Lei chiede di toglierle laddove non se ne ravvede più la necessità. Il rischio però non è di entrare nella solita demagogia che i politici hanno solo privilegi? «Non voglio fare alcuna demagogia e tanto meno incrementare il populismo dell'antipolitica, ma credo che una revisione e uno sfoltimento dell'elenco dei protetti possa e debba essere fatto. Non solo è necessario che questo servizio non gravi sulla Prefettura di Roma perché distoglie risorse e uomini dal territorio. Devono essere le strutture centrali a fare fronte a questa situazione, soprattutto quando autorità e magistrati di altre città vengono in missione a Roma». Lei stesso alla vigilia di quell'incontro fece un giro in moto "by night" e denunciò di aver visto tre volanti in due ore...così come è tornato sul delicato nodo della prostituzione, e a chiedere l'introduzione del reato per quella in strada. «Credo che sia mio dovere, al di là di tutte le intese istituzionali e di tutti i protocolli che firmiamo, andare a vedere direttamente quale è la situazione sul territorio. Se ci sono carenze non voglio leggerle sui giornali dopo che c'è stato un fatto criminoso. Infine, è fin troppo evidente che le ordinanze dei sindaci hanno svolto per troppo tempo un ruolo di supplenza di norme penali che devono essere introdotte. La prostituzione in strada deve essere un reato, così come il vagabondaggio molesto e il ritorno in Italia di immigrati neocomunitari espulsi». Non è la prima volta che scrive e sollecita il Viminale, ricordiamo all'indomani della tragedia del campo rom di Torre Fiscale, dove morirono bruciati due bimbi, chiese 30 milioni per il piano nomadi e più poteri. Sono mai arrivati? «Da quel momento in poi la Polizia municipale e le forze dell'ordine hanno fatto 130 sgomberi, con impegno comune veramente encomiabile. A Roma non è mai stata fatta un'operazione di sgombero di campi abusivi così intensa e articolata. Per quanto riguarda i finanziamenti speriamo di riuscire ad averli con il terzo patto per Roma Sicura che stiamo cercando di firmare con Regione, Provincia e Stato e che dovrebbe essere approvato a settembre». Il problema della sicurezza, secondo lei è più economico o politico? «Entrambi. È la politica che deve indirizzare l'economia, ovvero le risorse che servono alle diverse priorità. E la sicurezza del cittadino deve rimanere la prima delle priorità. Inoltre, spetta alla politica approvare quelle leggi e dare quelle direttive che permettono alle forze dell'ordine di operare con le spalle coperte e in piena efficienza». Il suo rapporto con il ministro Maroni? «Franco e leale. Quando ci siamo incontrati, insieme al sottosegretario Mantovano, ha dimostrato molta attenzione e sensibilità ai problemi di Roma. Anche se è leghista è uno dei migliori Ministri di questo Governo». L'apertura di sedi distaccate di alcuni ministeri a Monza, incrina il rapporto con la Lega? E nell'ottica di tagli alla spesa della politica e magari investire risorse per le forze dell'ordine non stona un po' questa boutade dei ministeri? «La Lega ha completamente ridimensionato le sue aspettative, passando dallo spostamento delle sedi ministeriali al nord alla semplice creazione di "uffici distaccati" e di "sportelli ai cittadini". Ciò non di meno anche questo mi sembra inaccettabile, non solo perché aumenta i costi sulle spalle dei cittadini con strutture inutili, ma anche perché tradisce il vero spirito del federalismo che affida non alle sedi decentrate dei Ministeri ma agli Enti locali il compito di creare un ponte tra i cittadini e le istituzioni. Ed è stato grave che a questa iniziativa abbiano partecipato anche ministri del Pdl. Credo che sia assolutamente necessario che Alfano promuova un nuovo equilibrio all'interno della maggioranza di Governo che ridimensioni il peso della Lega e che blocchi iniziative sbagliate, come quella sui ministeri, che non sono per nulla previste nel programma di governo del 2008».

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