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La Merkel smonta il vertice sulla Grecia

Il canceliere tedesco Merkel

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La Grecia rischia di fallire e i capi di stato e di governo dell'Unione europea stanno discutendo, per la seconda volta, come correre in soccorso del Paese per evitare che un suo eventuale collasso rischi di trascinare a picco l'intera Eurozona. Occhi puntati quindi su domani quando prenderanno avvio due vertici in parallelo: il primo è l'incontro straordinario tra capi di Stato e di governo dell'area euro, che giunge in un quadro di rinnovate incertezze sul come risolvere la situazione, sotto le pressioni dei mercati e delle paure di un contagio della crisi ad altri paesi, il secondo, invece, che riguarda il Consiglio direttivo della Banca centrale europea, il consueto direttorio inframensile sulla politica monetaria, che peraltro solitamente si svolge in teleconferenza - ma appare inevitabile che nel contesto in cui cade servirà anche se non soprattutto ad affrontare l'oggetto della riunione brussellese. E così ora tocca ai leader dei Peasi europei sedersi attorno allo stesso tavolo senza permettersi divergenze. Infatti, dopo essere stati accusati di essere in forte ritardo sulla crisi dei debiti sovrani, i vertici di Eurolandia sono sotto la pressione dei mercati e anche degli Usa, che oggi li esortano ad «agire per contenere i rischi di una crisi più grande». Eppure il maggior ostacolo a un accordo, al momento, resta la Germania di Angela Merkel che anche ieri ha scandito a chiare lettere: «Il vertice di giovedì prossimo (domani, ndr) a Bruxelles dell'Unione europea non porterà a una soluzione spettacolare alla crisi greca come ad esempio a una ristrutturazione del debito di Atene o a un accordo sugli eurobond». Parole pronunciate dal cancelliere tedesco Angela Merkel durante una conferenza stampa congiunta ad Hannover con il presidente russo Dmitri Medvedev e che non fanno ben sperare. Infatti, immediatamente dopo la Merkel ha spiegato che il summit straordinario di domani non risulterà in una soluzione rapida e totale sulla crisi del debito in Europa. Invece, ha aggiunto, l'incontro deve produrre un accordo «su un processo controllato di passi successivi volti a risolvere la causa del problema: la riduzione del debito greco e l'aumento della competitività del Paese». Nonostante le bordate della cancelliera tedesca la sensazione è che non ci sono più margini per temporeggiare. Infatti se è vero che Berlino ha gelato soluzioni di grande respiro politico (dall'unione fiscale tra gli stati all'eurobond, cioè alla condivisione di una parte del debito tra i paesi della moneta unica), il fatto che la trattativa tecnica prosegua viene accreditata sui mercati come la prova che domani delle decisioni saranno prese. E così alla vigilia del vertice straordinario dei capi di Stato e di governo il fondo monetario, che è parte in causa nei salvataggi di Grecia, Irlanda e Portogallo, ha detto chiaro e tondo che manca ancora un «piano di azione coerente» per fronteggiare la crisi del debito sovrano. Senza decisioni coerenti potrebbero scatenarsi in modo «imprevedibile» effetti all'esterno dell'area della moneta unica. Se non ci sarà una "grande riforma" dell'eurozona per risolvere complessivamente il problema del debito sovrano, la trattativa prosegue a tappe forzate. Intanto nelle ultime ore sul tavolo del negoziato è arrivata l'idea di una tassa speciale sulle banche il cui ricavato dovrebbe andare al fondo salva-stati. È una possibilità che ha un pregio: non farebbe scattare il temuto "credit event" con la sequela di peggioramenti delle valutazioni delle agenzie di rating, niente scenari di "default" selettivo o temporaneo. La reazione delle banche è stata immediata e negativa: «una falsa pista» per il presidente della federazione delle banche private tedesche Michael Kemmer; no anche dalla federazione delle banche francesi (l'idea era stata lanciata dal ministro francese degli affari europei Jean Leonetti). La soluzione per il momento più quotata è il riacquisto del debito greco o da parte dello stato ellenico (sostenuto da un nuovo prestito) o da parte del fondo salva-stati (in questo caso ci potrebbe essere il rischio di un «default» parziale). Sembra escluso il riscadenzamento del debito che comporterebbe sicuramente un giudizio negativo delle agenzie di rating e della Bce. Ed è proprio la Banca centrale ad opporsi risolutamente alle ipotesi di cercare di risolvere la crisi della Grecia tramite una insolvenza sui pagamenti, quale che sia la forma o l'escamotage tecnico che si vorrebbe utilizzare per percorrere questa strada. Infatti, all'istituzione di Francoforte ritengono che un percorso simile sarebbe come scoperchiare il vaso di Pandora, con ricadute difficili da prevedere e che, comunque, i rischi superano di gran lunga i benefici. Una posizione che è stata ribadita più volte dell'istituzione, e oggi, ancora una volta, dal suo presidente, Jean-Claude Trichet. Il riacquisto del debito greco viene considerato da molti analisi «il minimo vitale» per riportare i mercati alla normalità. Intanto il ministro delle Finanze greco Evengelos Venizelos si è detto cautamente ottimista sull'individuazione di una soluzione per un piano di salvataggio della Grecia nel summit Ue di domani. E dice no a un default «selettivo». «Uno schema in grado di soddisfare tutti gli stati membri, a partire dalla Germania, e la Bce si può trovare. I programmi che sono stati esplorati sono innumerevoli», ha spiegato Venizelos. Tuttavia, ha aggiunto che il Paese continua ad essere in una posizione difficile, anche se non è al punto di fallire. «Vogliamo un rapporto buono e onesto con Jean-Claude Trichet», ha aggiunto il ministro delle Finanze perché la Bce, vuole trovare una soluzione chiara al problema del debito della Grecia e non sperimentare formule che potrebbero destabilizzare ulteriormente la zona euro.

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