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Tremonti pensa a ridurre le pensioni alla «casta»

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Iltaglio del 5% e del 10% previsto per le pensioni d'oro che superano i 90.000 e i 150.000 euro non colpisce direttamente i vitalizi dei parlamentari, ma il responsabile dell'Economia, ha inviato ieri una lettera ai capigruppo di maggioranza di Camera e Senato nella quale invita a procedere all'applicazione di tali tagli anche ai politici. «La disciplina sul contributo di perequazione - scrive il ministro – potrebbe essere ritenuta immediatamente applicabile ai vitalizi dei parlamentari». Nella lettera Tremonti ricorda che la finanziaria ha introdotto «un contributo di perequazione», in pratica un prelievo, pari al 5% sulle pensioni superiori ai 90 mila e inferiori a 150 mila euro e del 10% sopra questa soglia. La disposizione - ricorda Tremonti - «colpisce le pensioni erogate a titolo di trattamento obbligatorio di base, pensioni integrative a prestazioni riferite esclusivamente ai fondi complementari "preesistenti" (in prevalenza bancari e assicurativi), fondi integrativi obbligatori dei dipendenti pubblici» tra i quali quelli della Banca d'Italia e delle regioni a statuto speciale. «Sull'applicabilità del contributo di perequazione anche agli assegni vitalizi corrisposti ai parlamentari - spiega Tremonti - occorre evidenziare che gli uffici di presidenza di Camera e Senato starebbero studiando interventi di estensione della predetta disciplina ai citati assegni vitalizi». Tremonti non ha alcun dubbio sul fatto che il taglio delle «pensioni d'oro» vada applicato anche ai parlamentari. E lo spiega argomentando sia in riferimento alla «interpretazione letterale» della norma, sia in base alle «finalità dell'intervento». «A prescindere dal merito di tali misure - sostiene Tremonti - la disciplina sul contributo di perequazione potrebbe essere ritenuta immediatamente applicabile ai vitalizi dei parlamentari: uno, seguendo un'interpretazione letterale e segnatamente in riferimento della norma ai trattamenti pensionistici corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie». Infatti gli assegni vitalizi corrisposti ai parlamentari sono qualificabili come trattamenti previdenziali obbligatori, se pur con le particolarità di gestione connesse all'autonomia degli organi di competenza; due, sulla base di un'interpretazione teleologica che tenga conto del contesto e delle finalità per le quali la norma è stata dettata, nonché della relazione illustrativa dell'emendamento approvata dal Senato».

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