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Fini perde pezzi ma non si dimette

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Lanave «futurista» affonda. Dopo Urso, Ronchi, Scalia anche l'ex eurodeputato Collino e sette dirigenti del movimento giovanile hanno lasciato Fli. E Fini cosa fa? Cita la Divina Commedia «Non ti curar di loro, ma guarda e passa...». Quella di ieri doveva essere una conferenza stampa, ufficialmente convocata per inaugurare la sede nazionale del partito a Roma, nella quale dimostrare ai propri fedelissimi che la linea dettata un anno fa dal partito è quella giusta. Invece, qualcosa ha fatto cambiare idea al presidente della Camera il quale, pur volendosi togliere la soddisfazione di ricordare al segretario del Pdl Alfano che «il partito degli onesti è una cosa ovvia» e di suggerire al ministro Romano che la sua permanenza al governo «non è un problema di incompatibilità ma di opportunità», ad un certo punto ha deciso di inserire la retromarcia. Una virata che sembra proprio uno stravolgimento della scaletta all'ultimo minuto. E così l'astio lascia spazio agli elogi. Prima nei confronti dell'opposizione («ha dimostrato senso di responsabilità rinunciando a contrasti in Parlamento»), poi verso Napolitano definendo «fondamentale» la sua opera di «moral suasion» per rendere veloci i tempi di approvazione della manovra. E, se non bastava, eccolo rivolgersi al Capo dello Stato definendolo come colui che «rappresenta l'interesse nazionale» ed è «garante della Costituzione». Poi Fini torna alla carica. L'appuntamento è per settembre alla «vera Mirabello» da dove lancerà un tour politico in tutta Italia. Ma è bastata la domanda dei giornalisti sulla possibilità di sue dimissioni dalla presidenza della Camera, perché Fini abbia dimostrato come, a quella poltrona, non intenda proprio rinunciare: «Non ho nessuna intenzione di dimettermi» perché l'impegno politico è «perfettamente compatibile» con quello di presidente della Camera.

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