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Alemanno-Scajola "Serve la scossa"

Gianni Alemanno, sindaco di Roma

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Va bene Alfano. È partito pure con il piede giusto. Ma adesso passi dalle parole ai fatti. Claudio Scajola e Gianni Alemanno si muovono a tenaglia. Arrivano a Mirabello, luogo storico della destra dove quest'anno si sta concludendo la festa del Pdl, e assestano un uno-due al segretario politico del partito che proprio qui venerdì aveva avuto la sua prima uscita con la base. Nel dibattito finale il sindaco di Roma (appena entra in sala La Russa lo sfotte: «Un record, è arrivato con meno di un'ora di ritardo!») avverte subito: «Sono convinto che nel 2013 possiamo vincere. Serve un nuovo centrodestra e un'azione del governo da qui alla fine della legislatura commisurata al futuro e non alla difesa del passato. Quello che chiedo al Pdl, dalla Manovra, è di operare un forte confronto con il governo e fare sentire la voce del partito di maggioranza relativa, anche per ridimensionare la Lega». Per chi non avesse ben capito Alemanno è ancora più esplicito: «Non possiamo continuare a farci ricattare dalla Lega, non possiamo vivere così: valiamo tre volte di più». Tocca a Scajola e pure lui è diretto: «Noi dobbiamo tendere a un obiettivo: guai se la politica è gestione solo del contingente. Deve essere prospettiva e noi dobbiamo indicare come prospettiva un partito che raggruppi tutti i moderati, anche chi non è ancora con noi, e nel quale i dirigenti li sceglie il popolo, non possono essere calati dall'alto». Poi tuona: basta con la stagione dei raccomandati. Insiste perché il partito abbia un ruolo autonomo rispetto al governo. Secondo giro di domande, poste da Mauro Mazza, e la musica non cambia. Muta il tono, si passa all'esortazione: non restiamo fermi, è il nuovo adagio. Alemanno spiega che si sta passando dalla «guerra di trincea a quella di movimento». E parte con il pungolo: «Se continuiamo così per un anno e mezzo rischiamo di bruciare le possibilità di successo nel 2013 che ci sono tutte. Per vincere ci vuole un Pdl rilanciato e una fine azione di governo commisurata al futuro e non alla difesa del passato». Scajola gli fa eco. Parla della necessità di una forte scossa. E soprattutto ribadisce che il tempo già sta scadendo, non c'è ancora da festeggiare: «Dicono che mancano due anni alle elezioni. Ma pure se fossero alla scadenza naturale, sono già dietro l'angolo. Ora c'è la Manovra, a fine anno la Finanziaria, le vacanze lunghe di Natale: praticamente siamo a marzo 2012, effettivamente manca qualche mese al voto». «I sondaggi - riprende l'ex capo dell'organizzazione di Forza Italia - attualmente ci danno al 28%, quindi ora come ora le elezioni le perderemmo. Per questo bisogna agire. Già prima dell'estate Alfano proponga un progetto e un percorso che portino ad un manifesto programmatico con tanto di adesioni, tesseramento e congressi». Dopo si potrà anche cambiare nome. Scajola non le manda a dire e dice alla base: «Diffidate da chi afferma che ci facciamo la guerra tra noi. Cercare l'unità non significa nascondersi ma dirsi le cose in faccia». Alemanno concorda e rilancia: «Questi prossimi quindici giorni che mancano ad agosto sono decisivi per il cambiamento del partito e perché il governo riprenda il passo giusto. Noi riusciremo a dare la scossa se non la rinviamo a chissà quando, cominciamo domani a farlo, sia nel partito che nel governo». Angelino è avvisato, non vuol dire che sia anche mezzo salvato.

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