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Le missioni all'estero saranno dimezzate

Il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli

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La Lega canta vittoria. Il Pdl si frega le mani. Ma tutto dura solamente qualche ora. A rovinare la festa pensa il Colle che, con una nota, precisa: «La diminuzione dei militari impegnati nelle missioni all'estero è solo un'ipotesi. Non può esserci da parte dell'Italia nessuna decisione unilaterale sulla riduzione o sul ritiro delle truppe». In altre parole: «Toghether out or toghether in». Da una parte il governo, dall'altra Napolitano e nel mezzo una serie di accordi raggiunti all'interno della maggioranza ieri mattina durante un non facile Consiglio dei ministri dove, inaspettatamente, i ministri del Carroccio e quelli del Pdl hanno votato all'unanimità il taglio dei fondi alle missioni all'estero, il rientro della nave ammiraglia Garibaldi dal conflitto libico e il ritorno in Italia di duemila militari entro fine anno. E così quella che in un primo momento sembrava un successo della Lega nella disputa con il Governo e il Quirinale, nel pomeriggio viene bollata da Napolitano un'«ipotesi» rimarcando come il Consiglio Supremo della Difesa di mercoledì abbia «ribadito l'importanza essenziale per l'Italia della partecipazione alle missioni» e che «si sta discutendo» soltanto «di come ridurre i costi». La decisione adottata dal Consiglio dei ministri, infatti, cristallizza un compromesso che in parte va incontro alla richiesta leghista di riduzione dei costi e allo stesso tempo conferma l'impegno dell'Italia nello scacchiere internazionale. Soprattutto per quel che riguarda le operazioni in Libia, rifinanziate per tre mesi. I cavalli di battaglia sui quali la Lega non accenna a fare passi indietro sono il «ridimensionamento di un terzo dei costi (da 142 mln del primo trimestre a 58 mln)» e, per la Libia, «che il rifinanziamento arrivi fino a settembre 2011». Ma la vera vittoria di Calderoli è l'essere riuscito a strappare in Cdm la promessa che «dei 9950 militari attualmente impegnati» all'estero, «2078 uomini rientreranno a casa entro fine anno». Anche il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, aveva confermato che «ferme restando tutte le missioni, il costo complessivo scende di circa 120 milioni di euro, passando dagli 811 del semestre scorso a 694». Nessun taglio alla sicurezza - tiene a precisare - anzi 15 milioni saranno investiti per la sicurezza dei soldati in Afghanistan, Paese per il quale «dobbiamo valutare nel 2012 una modifica dell'impegno». Quanto alla Libia - spiega il responsabile della Difesa - rientrerà «la nave Garibaldi con i suoi tre aerei» ma «l'impegno resterà identico» perché saranno coinvolte maggiormente le basi terrestri. La Russa parla così di «due colpi al cerchio: il mantenimento degli impegni internazionali e la riduzione dei costi». Eppure, nonostante il richiamo di Napolitano, Bossi non ha voluto farsi rovinare la festa tanto da commentare: «Grazie alla Lega qualche migliaio di ragazzi torneranno a casa, saranno contenti i genitori». Soddisfazione che poco dopo ha così ribadito: «Gli americani si sono accorti che la democrazia non si può esportare con la forza. Il mondo sta cambiando e noi siamo stati attenti e abbiamo chiesto di cambiare».

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