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Il "rifiuto" di Bossi

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Umberto Bossi

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Il decreto c'è, ma non piace a nessuno. Dopo giorni di duri botta e risposta all'interno della maggioranza e di confronti serrati con gli enti locali il Consiglio dei ministri ha varato il testo che darà il via libera al trasferimento dei rifiuti urbani di Napoli fuori dalla regione Campania. Eppure quel decreto rischia di trasformarsi in una vera e propria spada di Damocle per il Pdl che ora dovrà fare i conti con la Lega e soprattutto con l'agguerrito Umberto Bossi che non solo ha votato contro il testo ma, spalleggiato dai ministri Roberto Calderoli e Roberto Maroni, ha rivolto in direzione di Napoli parole poco lusinghiere. Il nocciolo del provvedimento è la norma per cui la Regione Campania agirà sulla base di accordi diretti presi singolarmente con altre regioni italiane scavalcando la conferenza unificata, e di fatto deroga al divieto di esportare altrove la «monnezza». Ed è proprio su questo passaggio che arriva l'altolà del Senatùr: «Le regioni del Nord non sono disposte ad accogliere i rifiuti provenienti dalla Campania» perché «i napoletani non imparano mai la lezione». Un duro sfogo, frutto della consapevolezza che per l'ennesima volta il premier non ha voluto ascoltare le sue richieste, che il ministro della Semplificazione Calderoli ha rincarato sostenendo che «non è così che si risolvono i problemi. A Napoli devono fare gli inceneritori e le discariche come fanno tutti» senza pesare sul prossimo. Eppure il decreto non solo è riuscito a scontentare i leghisti, tanto che anche le Regioni e il Comune di Napoli hanno alzato le barricate. Infatti se per Bossi e Calderoli è stato fatto fin troppo per risolvere i problemi della Campania, per il sindaco della città partenopea, Luigi De Magistris, il decreto è «pilatesco e deludente».  E continua: «Ci aspettavamo che il governo facesse qualcosa per Napoli e non lo ha fatto. È la solita balla di Berlusconi che farà individuare a un commissario discariche e termovalorizzatori. Ma noi renderemo Napoli sempre più autonoma». Ma anche dalle Regioni il testo ha incassato una netta bocciatura. Campania inclusa. Il dl non risolve «nella sostanza il problema venutosi a creare», è la stroncatura condivisa dai governatori. «Il provvedimento immaginato nel Consiglio dei ministri non consente di superare concretamente le difficoltà di questi giorni. Non è sufficiente», rincara la dose il presidente della Campania Stefano Caldoro. «Appare giusta la posizione del premier Berlusconi che chiedeva uno sforzo in più di alcune Regioni», sottolinea il governatore, aggiungendo che sulle discariche «finalmente si individuano le responsabilità e i tempi. E questo è un passo in avanti anche se sarebbe stato preferibile dare più poteri ai sindaci». Intanto, mentre si attendono gli effetti del decreto rifiuti migliora la situazione delle giacenze in strada a Napoli. La città sembra iniziare a respirare: i cumuli sono molto più esigui rispetto ai giorni scorsi e, in alcuni quartieri non si vede più la «monnezza» occupare interamente i marciapiedi. Ma c'è poco da festeggiare: i siti di trasferenza di Acerra e Caivano sono ormai vicini alla saturazione e solo i trasferimenti fuori regione possono evitare che l'ombra del collasso si allunghi di nuovo sulla città. Trasferimenti già bocciati da alcuni governatori del nord come quello del Veneto, Luca Zaia, che ieri, a margine della Conferenza Stato-Regioni ha ribadito: «Noi siamo indisponibili ad accettare i rifiuti provenienti da Napoli. Siamo invece pronti ad esportare il know-how necessario per il loro trattamento». Il tutto non senza precisare «che anche il Piemonte la pensa allo stesso modo». Ora gli occhi della politica sono tutti puntati al momento in cui il decreto arriverà in Parlamento. Un appuntamento al quale il leader dell'Udc si presenterà con la determinazione di votare a favore. Giustificazione? «La Lega è irresponsabile ma l'opposizione non può giocare allo sfascio. Per questo voteremo il decreto».

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