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Sì alla manovra entro l'estate

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Ilministro dell'Economia Giulio Tremonti commenta il giorno dopo l'approvazione della manovra con un tono di soddisfazione perché è sicuro che l'Italia «centrerà l'obiettivo di riduzione del debito». Più polemico il presidente della Conferenza delle Regioni che ha avvertito che con questa manovra «i servizi sono a rischio», mentre il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha chiesto «di concretizzarla rapidamente». Nonostante le code polemiche però il lavoro per allineare i conti italiani ai parametri chiesti da Bruxelles va avanti. E ieri al ministero dell'Economia si è lavorato tutta la giornata per le ultime limature al testo. Qualche modifica potrebbe arrivare per il bollo sui contratti della finanza, per la riforma della rete dei benzinai, e per qualche altro capitolo. In particolare la tassa sul trading bancario si avvia ad essere trasferita nella delega fiscale. È questa la novità dopo aver tentato di trasformare l'iniziale norma che stabiliva una tassazione separata con aliquota al 35% in un addizionale del 7%. Anche questa ipotesi risulta superata. Di sicuro, l'imposta di bollo sulle transazioni allo 0,15% è stata eliminata perché contraria a una direttiva comunitaria. Al suo posto potrebbe essere confermato l'aumento dell'imposta di bollo sui depositi titoli. Anche le cifre della manovra, previsioni di entrata e tagli di spesa, sono ancora in via di definizione: secondo una fonte di governo dal mini-condono sulle liti fiscali e previdenziali pendenti si attendono incassi fino a 10 miliardi. Di fatto la manovra non sarebbe ancora stata consegnata al Quirinale. È possibile che il decreto venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale non prima di lunedì. Quanto all'iter parlamentare il ministro Tremonti ha aperto uno spiraglio al confronto con le opposizioni dopo le polemiche sull'annunciata fiducia. «Se ci sono idee buone sono le benvenute ma - ha avvertito - due più due deve fare quattro ed è importante che la manovra sia approvata nei tempi giusti, e cioè prima dell'estate». Sui costi della politica ha ribadito che si arriverà ai livelli europei per la remunerazione degli incarichi politici ma «non si può scassare tutto di colpo». Lo stop ai voli blu è invece immediato. «Io stasera - ha annunciato in tv - prenderò un volo di linea». La ricerca di un dialogo con le opposizioni è arrivato anche dalle parole di Silvio Berlusconi apre al dialogo sulla manovra economica e poi annuncia che chiederà la fiducia. Il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, allarga le braccia, «questo non è un modo serio», e chiude la porta: «Noi non ci stiamo. In tutti i modi ci metteremo di traverso». Il confronto è a distanza, con Berlusconi al consiglio nazionale del partito, a Roma, intento a lanciare la volata al nuovo segretario del Pdl, Angelino Alfano, e Bersani a Firenze, a un seminario del partito sul federalismo. «Il buon senso di padre di famiglia con il quale abbiamo lavorato a questa manovra continuerà in Parlamento - ha esordito il premier - dove accetteremo emendamenti e buoni consigli dai nostri e dall'opposizione». Ma poi, in chiusura, ha ribadito: «Alla fine sulla manovra metteremo la fiducia». Potrebbe essere interpretata come l'intenzione di discutere in Parlamento per poi porre la fiducia su un provvedimento di sintesi. Il leader del Pd, però, non la legge così. Con Berlusconi «non c'è tempo per delle diplomazie». Anche perché, ha ricordato con un sorriso amaro, «in una sola frase prima dice di voler parlare con l'opposizione e poi dice che metterà la fiducia». E il giudizio del Pd sulla manovra toglie speranze a chi augura il dialogo. «Si buttano in giro specchietti per le allodole, come i Suv e questo cose simpatiche, ma questa è una botta micidiale - ha commentato Bersani - È una manovra inaccettabile sotto il profilo sociale». E poi, «è una bomba a orologeria» che scoppierà in mano al prossimo governo, e «non c'è una misura che sia di stimolo» al lavoro: «Solo tagli». È la tomba «del federalismo e delle autonomie». A Tremonti che torna a parlare di tagli ai costi della politica, anche se «non si può scassare tutto di colpo», Bersani ha risposto che il Pd ha proposte frutto «di un lungo lavoro»: prima di tutto, il taglio dei vitalizi dei parlamentari. Anche nel Pdl c'è chi storce il naso: «Facciamo il federalismo - ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno - ma non possiamo stritolare i Comuni, le Regioni e gli enti locali». È solo il ministro del Welfare Maurizio Sacconi a difendere l'esecutivo: «Solo la stupidità o il pregiudizio possono portare a polemizzare sulla natura temporale della manovra».

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