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Perché Casini fiuta il voto

Pierferdinando Casini

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È sicuramente interessata, ma forse non avventata, la previsione di elezioni anticipate nel prossimo anno formulata da Pier Ferdinando Casini di fronte alla manovra finanziaria, obbiettivamente asfittica, in arrivo oggi dal Consiglio dei Ministri. L'interesse del leader dell'Udc, e del terzo polo, per una fine prematura della legislatura nasce dalla convinzione di poter giocare nella prossima un ruolo decisivo nel caso, assai probabile, di una vittoria mutilata di uno degli altri due schieramenti. La legge elettorale in vigore, fortemente voluta proprio da Casini alla vigilia delle elezioni del 2006, quando era ancora alleato di Silvio Berlusconi, contiene una specie di trappola esplosiva. Che è il premio di maggioranza conteggiabile per il Senato a livello rigorosamente regionale, e non nazionale come alla Camera. A imporlo così fu l'allora capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi. La regionalizzazione del premio di maggioranza può far mancare al Senato la vittoria conseguita alla Camera con un margine troppo ristretto da uno dei due schieramenti più forti. Ciò accadde alla coalizione guidata proprio nel 2006 da Romano Prodi, il cui governo infatti affondò dopo meno di due anni a Palazzo Madama. Netta fu invece sia alla Camera sia al Senato nel 2008 la vittoria elettorale del centrodestra, improbabile in quelle dimensioni la prossima volta, dopo la scissione finiana del Pdl. Si capisce quindi l'interesse di Casini alle elezioni. Si capisce meno quello del governo di affrontare ciò che resta della legislatura con una manovra finanziaria destinata a scontentare tutti: sia chi predica il rigore sia chi lo teme, o pensa che debba valere solo per gli altri.  

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